Campidoglio, un flop la lotta alla mendicità

Una donna che ha fatto volontariato a Villa Troili racconta: «Il problema più grave è senza dubbio quello della scarsa igiene»

Marcello Viaggio

La guerra del Comune di Roma alla mendicità infantile? Anche questo è un autentico flop dell’amministrazione. Giorni fa i vigili hanno scritto al primo cittadino, Walter Veltroni. Ogni strada, dal centro alla periferia, è battuta da bambini e ragazzi dediti all’accattonaggio e al borseggio. Rom, ma anche albanesi e romeni. Duemila, quattromila, chi può dirlo? Addestrati dalle famiglie a rubare fin da piccolissimi dagli scaffali dei negozi. Lesti ad arraffare, appena più grandicelli, il portafogli ai turisti. L’età? Dieci-dodici anni, in genere, ma anche 7-8. Perfino 5. Poi ci sono i neonati. Il fenomeno più inquietante. Alzi la mano chi non ha mai incontrato zingarelle con in braccio bimbetti praticamente addormentati. Sguardo assente, manine penzoloni, biberon appeso al collo. Questi bambini non hanno mai fame, non alzano mai gli occhi, non piangono. Al massimo guardano i passanti. Succede agli incroci, sulle metropolitane, davanti ai supermercati. Le mamme, o presunte mamme, cercano di impietosire i passanti, ma anche di nascondere il maltolto nei pesanti scialli che avvolgono i neonati.
E il comune? Ha istituito nel 2003 il Centro di contrasto alla mendicità infantile, in via Vinovo, zona Boccea. C’è un solo vigile urbano di presidio, e le risorse sono molto scarse. «Purtroppo - afferma il presidente del sindacato Sulpm dei vigili, Alessandro Marchetti - dentro mancano gli strumenti sanitari per accertare se al minore abbiano fatto ingerire sostanze psicotrope o stupefacenti, attraverso l’esame delle bevande trovate addosso ai genitori o nei biberon».
Marchetti giorni fa ha spedito una lettera aperta direttamente al sindaco Veltroni. Oggetto: mendicità di minori e Laboratorio analisi.
«La scrivente organizzazione sindacale - si legge nella missiva - si pregia sottoporle una problematica che ci viene segnalata da moltissimi cittadini inerente l’utilizzo di minori, spesso neonati o bambini di età inferiore apparentemente ad anni quattro, tenuti in braccio da donne nomadi nei pressi di metropolitane, chiese o luoghi di alta frequentazione. Questi bambini - prosegue la nota - restano immobili per troppo tempo. Ogni genitore sa quanto è difficile impedire il pianto o il movimento di bambini così piccoli, chi ci ha fatto le segnalazioni pensa che tale condizione sia resa artificialmente da sostanze che potrebbero indurre tali minori alla sonnolenza e a uno stato di torpore, utile all’azione dell’accattonaggio ma certamente non alla salute». «La polizia municipale non ha un ufficio o laboratorio medico che possa esaminare gli alimenti trovati addosso ai genitori. Ne deriva la necessità - sollecita il sindacato - che lei predisponga accordi con le Asl per organizzare appositi e mirati controlli della polizia municipale al fine di tutelare la salute della fascia più debole della nostra cittadinanza.

Tali laboratori - conclude il Sulpm - meglio se supportati da pediatri, inoltre, potrebbero essere utilizzati dalla polizia municipale quando gli ufficiali del corpo, qualora non venga trovata alcuna sostanza negli alimenti, chiedessero alla procura del tribunale dei minori altri accertamenti sul loro effettivo stato di salute».

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