Il Campidoglio ha un debito di 7 miliardi ma ingaggia un "collaudatore" di divise

L'eredità di Veltroni a Roma, dalla mostra sulla paleofauna ai big pagati per scegliere i nomi delle vie

Il Campidoglio ha un debito di 7 miliardi  ma ingaggia un "collaudatore" di divise

da Roma

Il Comune di Roma ha un debito di circa 7 miliardi di euro. Il nuovo sindaco Gianni Alemanno è da giorni in trattative con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti per evitare il commissariamento dell’istituzione e ha già promesso una «stretta» su tutti gli extracosti dell’amministrazione cittadina. Ma, oltre alla Festa del Cinema e alle «notti bianche», che cosa ha lasciato in eredità la giunta Veltroni?
Le linee politiche della precedente gestione sono ben individuabili dall’elenco degli incarichi e delle consulenze resi noti nell’ambito dell’«operazione trasparenza» del ministero della Pubblica amministrazione. Ad esempio, il progetto «I servizi parlano altre lingue» prevedeva la destinazione di 236.600 euro alla Fao (l’organizzazione Onu che si occupa di alimentazione e agricoltura) cui due anni fa sono stati erogati per questo capitolo 39.600 euro cui si aggiungono i 76.400 euro per i programmi di formazione linguistica dei dipendenti del Comune. Si tratta della stessa agenzia che con il Comune di Roma ha un debito di circa 5 milioni di euro per il mancato pagamento della tassa sui rifiuti, problema del quale si sta occupando un comitato composto dal Comune, dalla Fao e dal ministero degli Esteri.
Ma al Campidoglio si spende parecchio anche per la formazione informatica dei dipendenti: 348.975 euro alla Percorsi Spa (erogati 93.015), 477.400 euro alla Unisys Italia (127.306 pagati) e 610.401 euro per il corso triennale gestito dall’Ati Anapia Education Srl (164.175 euro pagati). Certo 1,4 milioni di euro non sono pochi, ma il dipendente ha diritto di essere formato all’utilizzo del computer. Così come la formazione del personale all’interculturalità ha una sua valenza e per questo sono stati pagati 49.500 euro alla Cispel Lazio.
In tempi di ristrettezze, però, tutte le spese devono essere passate al vaglio, anche quelle più piccole. Difficilmente il signor Vincenzo Corso potrà ancora ricevere 1.289,66 euro per il collaudo del vestiario della Polizia municipale. Allo stesso modo, sarà difficile stanziare 1.800 euro per la realizzazione del calendario dei Vigili o destinare 16.148,92 euro (dei quali 8.074,46 erogati) per un perito estimatore degli oggetti smarriti.
Queste cifre non sono paragonabili ai 144.400 euro (90mila versati) per la mostra «Paleofauna del Lazio» del Museo di Zoologia. O ai 100mila euro complessivi dei progetti «Il presepe come gioco» e «Piccoli condomini in gioco». Valori ben superiori ai 287 euro spesi per ogni componente della Commissione «barbieri e parrucchieri». Ma nella «Roma veltrona» anche il Consiglio nazionale delle ricerche ha avuto il suo spazio. 35mila euro per il progetto «La città dei bambini» e 20mila euro per la realizzazione del convegno internazionale dei sindaci.
Ma quello che forse più ha caratterizzato l’amministrazione Veltroni è l’organizzazione del consenso. Personaggi noti del mondo della cultura inseriti nella Commissione consultiva toponomastica: Giano Accame (574 euro), Franco Ferrarotti (431 euro), Mario Verdone (574 euro) e Lucio Villari (574 euro).
Va ricordato che il consigliere comunale leader dei Moderati per Veltroni, Alberto Michelini, è stato compensato con 14mila euro (1.990 versati) per la promozione e lo sviluppo dei Paesi africani, mentre 101.225 euro (10,329,15 pagati) erano stati stanziati per l’idolo milanista Gianni Rivera, collaboratore del sindaco per le tematiche dello Sport. Un incarico se l’è guadagnato pure il dipietrista Sergio Scicchitano (già consigliere Anas): come delegato alla tutela dei consumatori nel 2006 ha ricevuto 10.329,15 euro.
Infine, si può concludere con quella che l’edizione di Roma del Giornale ha definito la «Gazzetta di Veltroni»: lo staff di giornalisti che ne ha sostenuto l’immagine.

Per Roberto Benini, Luigi Coldagelli, Paolo Carlo Soldini e Walter Verini sono stati stanziati 711mila euro (dato in linea con le prime firme di Repubblica e Corriere) e versati 272mila. Ma il loro dovere l’hanno fatto: in Veltroni sindaco molti italiani avevano fiducia.

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