Cultura e Spettacoli

Campiglia, la dea Miza saluta i suoi fedeli

LA SPEZIA, 23 marzo 2099. I nostri avi avrebbero parlato di «miracolo». Ma chi è stato testimone del fatto verificatosi ieri nel tempio della Luna Nuova a Campiglia (La Spezia) preferisce attribuirlo alle normali virtù terapeutiche della statua della gatta antropomorfa Miza, là custodita.
Ieri mattina, quando nella Sala Azzurra del centro religioso oltre un centinaio di fedeli stavano rendendo omaggio alla divinità, depositando ai piedi della sua colossale riproduzione le rituali ciotole con latte, pesce e carne, la zampa anteriore destra di Miza si è lentamente sollevata e ha sfiorato per un attimo il capo di due bambini muti. Ebbene, pochi minuti dopo i piccoli, mentre nella sala vibrava un silenzio stupefatto, hanno gridato all’unisono: «La Miza ci vuol bene! La Miza è tornata!». E, mentre i fedeli si abbracciavano sciogliendosi in lacrime, alcuni di loro hanno visto la statua strizzare gli occhi tre o quattro volte, in segno di gradimento.
«È la prima volta, da quando il tempio è stato inaugurato nel 2040 - spiega Angelica Stur, docente di Paganesimo all’Università di Genova - che la statua di Miza a Campiglia interagisce con i fedeli. Ma in un altro complesso dedicato alla dea gatta, quello di Calvairate, in Lombardia, è accaduto l’anno scorso un caso analogo.

Un uomo, dopo aver baciato un’immagine sacra di Miza, ha riacquistato l’uso della parola».

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