Donne e dolore: un binomio che ancora troppo spesso si riscontra nel quotidiano dell'universo femminile. Una presenza costante, che non risparmia neppure le pazienti con tumore al seno, già duramente provate, sul piano fisico e psicologico, dalla malattia: il 43% afferma infatti di soffrirne attualmente, mentre il 21% lo ha sperimentato in passato, per un totale di oltre 6 donne su 10. Più penalizzate le pazienti con metastasi, costrette a convivere con una sofferenza inutile nel 64% dei casi. Sul fronte della terapia, i farmaci utilizzati si rivelano spesso inefficaci nel controllo della sintomatologia dolorosa, perché non adeguati alla sua reale intensità. Lo rivela una nuova ricerca promossa da O.N.Da (Osservatorio nazionale sulla salute della donna), con il patrocinio dell'Assessorato alla Salute del Comune di Milano e il supporto di Mundipharma. L'indagine, condotta da Scicom in 49 reparti di oncologia italiani, su un campione di 500 donne con cancro al seno, ha voluto sondare la prevalenza del dolore in questa tipologia di pazienti, valutando inoltre l'efficacia dei trattamenti impiegati per alleviare la sofferenza fisica conseguente alla malattia. In Italia si stimano circa 38.000 nuovi casi all'anno di tumore al seno, la neoplasia femminile più frequente. In genere, le forme iniziali non hanno manifestazioni dolorose, mentre nelle fasi più avanzate il dolore intenso può diventare una delle problematiche più importanti.
«I risultati che oggi presentiamo - afferma l'assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna - parlano proprio della sofferenza, che hanno un pesante impatto sulla qualità di vita delle donne colpite da tumore al seno, il più diffuso con circa 40.00 nuovi casi l'anno, con evidenti ripercussioni sulle attività quotidiane. Per questo è importantissimo che l'approccio terapeutico sia adeguato».
Ma come viene affrontato il dolore, sul piano terapeutico? Circa 8 donne su 10 seguono o hanno seguito una cura, prescritta dall'oncologo (81,2% dei casi) o dal medico di famiglia (14,4%). La scelta del farmaco, tuttavia, si rivela di frequente poco appropriata per dosaggio, formulazione e principio attivo. In generale, la ricerca evidenzia un ricorso eccessivo a FANS e oppioidi deboli che, a differenza degli oppioidi forti, non sono in grado di controllare efficacemente il dolore moderato e intenso. «Ogni giorno, nei nostri ambulatori di senologia, visitiamo decine di donne con tumore al seno, che devono combattere non solo con la malattia, ma anche con le complicanze ad essa correlate», commenta Marina Garassino, oncologa ricercatrice presso l'ospedale Fatebenefratelli di Milano. «Il dolore è una di queste e l'indagine cui abbiamo partecipato evidenzia come, ancora oggi, spesso non venga trattato in base alla sua reale intensità. In caso di dolore moderato o intenso, infatti, le linee guida internazionali indicano gli oppioidi come farmaci di prima scelta. I dati emersi devono essere un monito per tutti noi medici, affinché questa componente della malattia sia trattata con maggiore attenzione, nel rispetto della dignità di tutte le donne».
Sul fronte di un adeguato approccio terapeutico, fortunatamente qualcosa sta cambiando nel nostro Paese, da anni ultimo in Europa per consumo di farmaci oppioidi: confrontando il 2° trimestre 2009 con l'analogo periodo del 2008, la spesa procapite è salita del +17,7%, contro una crescita media europea del +6,8%, attestandosi a quota 0,79 euro».
«Nonostante si sia consapevoli che il dolore, specie quello inutile e quello cronico, sia un nemico da combattere, esso resta ancora oggi un male invisibile e spesso non riconosciuto, che colpisce circa 12 milioni di donne solo in Occidente. Nel giugno 2009 si è fatto però un passo avanti: un'ordinanza del Ministero ha consentito a tutti i clinici di somministrare farmaci per la terapia del dolore, senza l'utilizzo del ricettario speciale».
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