Il candidato fantasma che i repubblicani temono più di Hillary

Nelle sue ultime uscite pubbliche ha apertamente criticato i partecipanti alla corsa per la Casa Bianca senza mai citarli ma facendo capire di chi parlava

Ha commissionato un lavoro a tappeto, subito dopo i risultati del New Hampshire, e senza badare a spese. Vuole sapere prima di marzo se gli americani, soprattutto quelli che non si riconoscono più nei due partiti tradizionali, lo conoscono bene, e se lo eleggerebbero. Agli amici intimi però ripete spesso: «Lo vedete un miliardario ebreo, divorziato e di New York, sotto il metro e settanta di altezza, candidarsi a presidente degli Stati Uniti?». Eppure l'appeal di Michael Bloomberg, sindaco di New York dal 2001, democratico fino al 2000, poi repubblicano, da qualche mese semplicemente indipendente, supera di slancio gli stereotipi e i modelli che pure permangono, e forti, nell'elettorato dell'intero Paese. Come racconterebbe in Nebraska di essersi costituito parte civile contro due trafficanti di armi? E l'aborto, le unioni civili, insomma la struttura e l'operato di un uomo d'ordine severo, però liberale in politica sociale e dei diritti civili, e che spende un sacco dei suoi soldi in beneficenza? Bloomberg è il seguito di Rudolph Giuliani senza le polemiche che il controverso eroe Rudy ha sempre suscitato. Tutt'e due stanno alla finestra ad aspettare che la lizza dei candidati già in corsa lasci morti sul terreno. Con due differenze sostanziali: l'indipendente può evitare le primarie e raccogliere le firme di adesione fra i non iscritti, partendo a metà marzo in Texas; il repubblicano Giuliani si deve sbrigare o sarà fuori, e sarebbe un peccato, vista la complessiva debolezza dei candidati, McCain incluso, e le sue grandi capacità. Il repubblicano guarda al centro del suo partito, Bloomberg invece è nel cuore dei democratici e di altri esponenti non partisan che gli chiederanno aiuto se a prevalere non sarà Hillary Clinton, ma gli estremisti John Edwards o Barack Obama, sì proprio lui.
Michael Bloomberg, come ha scritto la anchor della Cbs, Katie Couric, quando il sindaco è stato nominato uno dei cento uomini dell'anno da Time, è veramente a buon mercato. Per un dollaro l'anno governa la più grande città del mondo in modo mai visto prima. Dalle ceneri dell'11 settembre, l'ha ricostruita come solo un non politico di professione avrebbe saputo fare. Ha ridotto ancora il tasso di criminalità, bandito il fumo ma anche i grassi transgenici nei ristoranti, ha centralizzato e riformato il sistema delle scuole pubbliche, collegando le retribuzioni alle prestazioni, con un notevole aumento di stipendio per gli educatori più capaci;ha stanziato incentivi economici alle persone con basso reddito che frequentano corsi scolastici o svolgono un apprendistato, ha creato una coalizione di sindaci che tengono lontane dalle strade le armi illegali e aumentato le aree di verde. Detesta i metodi dei politici di professione, anche in ufficio sta seduto nel suo cubicolo in mezzo agli altri, come quando iniziò dal nulla la oggi più importante azienda di comunicazione economica in tempo reale. La Couric concludeva il suo ritratto così: «Ma forse la ragione vera per metterlo tra i migliori 100 è che His Honor è uno dei più grandi gentiluomini mai incontrati. Rispetta le donne, compresa la sua ex moglie. Chiama ogni giorno la madre Charlotte, che ha 98 anni».
Il gentiluomo potrebbe finanziarsi, come ha sempre fatto, con i suoi soldi, e questo aiuta. Ha un patrimonio di tredici miliardi di dollari, che lo rende intoccabile dall'avidità delle lobby di Washington, quelle alle quali i candidati normali si legano mani e piedi in cambio di finanziamenti.
L'unica volta che Michael Bloomberg ha affrontato l'argomento in conferenza stampa è stato per tirare qualche efficace frecciata a tutti i candidati, ma senza nominarli. Prendendo posizione contro Rudy Giuliani, ha dichiarato che i candidati devono spiegare come intendono combattere il terrorismo. «Non è sufficiente dire "farò più degli altri", perché così non spieghi cosa intendi fare», ha dichiarato. Parlando di sanità, Bloomberg ha attaccato l'ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, che nell'aprile 2006 firmò una legge per imporre l'assicurazione obbligatoria a tutti gli abitanti dello Stato - in Massachusetts i non assicurati sono circa mezzo milione - pena una multa di mille dollari, salvo poi prendere le distanze da alcuni punti del provvedimento. «Qualcuno ha un piano che non sappiamo se funzionerà, poi lui stesso prende le distanze dalle decisioni che ha preso», ha detto Bloomberg, sempre evitando di citare il nome della persona criticata.
Sul commercio, invece, ha attaccato Hillary Clinton: «Qualcun altro è in favore del libero commercio, salvo poi cambiare idea». Infine il sindaco ha avvertito i giornalisti presenti di non buttarsi a scrivere i nomi dei possibili candidati che aveva appena criticato, perché è il giudizio generale che negativo, tutti stanno fallendo: «Non dite: "Bloomberg ha criticato A, B o C". Quello che dico riguarda tutti, e ne è sintomo la frustrazione che si avverte fra persone di fede repubblicana e democratica, e fra quelle che si trovano tra i due schieramenti».
In attesa che arrivino i risultati dell'indagine nazionale, un primo sondaggio a New York dimostra già qualche difficoltà. Se il cinquantadue per cento degli intervistati ritiene il sindaco idoneo alla Casa Bianca, solo il trentaquattro lo voterebbe.

Perché se lo vuol tenere stretto? Poi c'è la sfortuna collaudata del terzo incomodo, che si chiami Ross Perot, texano stravagante senza alcuna esperienza politica, che nel 1992 prese addirittura il diciannove per cento, che si chiami Ralph Nader, difensore civico e verde dell'ultim'ora, che nel 2000 prese il due e sette, causando presumibilmente la sconfitta di Al Gore.
Nonostante le grida, la campagna presidenziale è appena iniziata.

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