Politica

Il canile comunale di Bologna? Un lager

Era gestito dall’Enpa. Denunciate 5 persone. Il pm: «Vogliamo scoprire dove finivano i soldi destinati a mantenimento e cura degli animali»

Il canile comunale di Bologna? Un lager

da Bologna

I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bologna, su disposizione della procura della Repubblica, hanno sequestrato il canile municipale di Bologna che veniva gestito dall’Enpa, l’ente per la protezione degli animali. Cinque le persone indagate, fra cui il responsabile della struttura, trovata dai militari in totale stato di degrado e abbandono, così come i suoi ospiti a quattrozampe: secondo l’accusa, perdipiù gli animali sarebbero stati maltrattati.
Una cagna di grossa taglia, di nome Polly, tenuta legata con una corda priva di dispositivo antistrozzo, secondo l’indagine, sarebbe stata sbranata dagli altri cani tenuti liberi nello stesso box; e poi sevizie su cani e gatti, consistite nel somministrare cibo scaduto e insufficiente per qualità e quantità, a volte costituito anche da topi morti che vivevano in promiscuità (una bestia sarebbe morta per leptospirosi). Animali non curati quand’erano malati; condizioni igieniche insesistenti. Insomma una lager. «Gli animali - hanno spiegato gli investigatori - spesso erano abbandonati a se stessi, denutriti, non curati, con ferite purulente. Abbiamo trovato un cane che si era ferito al collo perché la corda a cui era legato non aveva il dispositivo antistrozzo. Le pulizie venivano fatte spruzzando acqua con un tubo di gomma con il risultato che lo sporco finiva addosso ai cani. La cagna sbranata è stata assalita dagli altri cani solo perché denutriti, per un problema di sopravvivenza. Secondo le indagini ai cani dovevano essere somministrate 48 scatolette di cibo al mese, ma in realtà gliene venivano date solo 8.
«Questa è solo la prima puntata dell'inchiesta - ha detto il pm Musti - ce ne saranno altre. Dovremo vedere, ad esempio, che fine facevano i fondi a disposizione del canile». La struttura ha un finanziamento di 250.000 euro l'anno, in base alla donazione fatta da una nobildonna bolognese.
L'inchiesta era partita nel giugno di quest’anno dopo le segnalazioni di alcuni volontari e ex dipendenti Enpa. La polizia giudiziaria della polizia municipale ha redatto una prima informativa di reato, corredata di foto che mostrano il degrado e che - ha detto Musti - «non si discutono». A luglio è seguita un'altra notizia di reato. Sono state sentite diverse persone che hanno raccontato di come, a loro dire, c'era stata una caduta di livello rispetto alle precedenti gestioni.
Intanto, come comunicato dall'assessore Paruolo, il Pm Musti ha deciso di lasciare i circa 200 cani e 60 gatti nel canile di Trebbo, nominando come custode giudiziale il Comune di Bologna. In questo modo non è stato necessario il trasferimento in altra struttura.
«Abbiamo ripristinato la legalità - ha spiegato Michele Sarno, comandante del Noe di Treviso - il controllo dello Stato su una struttura che un ente pubblico locale aveva dato in gestione all'Enpa. Cerchiamo così di dare una vita nuova agli amici più fedeli dell'uomo».
«Accogliendo l'istanza presentata dal Comune, il magistrato competente - ha spiegato invece l'assessore alla Sanità Giuseppe Paruolo - ci ha affidato la gestione diretta della struttura. Si tratta di un riconoscimento importante, per molte ragioni: innanzitutto perché rende esplicita l'assoluta estraneità del Comune di Bologna alle indagini in corso».

Poi, ha aggiunto l'assessore, «perché riconosce al Comune la capacità di provvedere in modo congruo ed efficace alla gestione diretta.

Commenti