Cannavaro cerca lavoro «Al Real cambia tutto chi mi vuole, mi cerchi»

nostro inviato a Firenze

Spente le telecamere Rai, ecco Fabio Cannavaro, capitano senza macchia dell'Italia che vola verso il Sud-Africa, farsi avanti per il faccia a faccia evitato con cura nei giorni precedenti. Ha l'aria scanzonata dei giorni felici anche se a Madrid non gli parlano più né di Real né di futuro e se qui nel club Italia, si apre qualche interrogativo sulla sua tenuta. Forse perché ricordano la performance di Londra, contro il Brasile, oppure quel fallo da ultimo uomo col Montenegro commesso più per responsabilità altrui (Palombo, retropassaggio moscio). «Resisto» comincia Cannavaro, detto anche il muro di Berlino, e assicura col sorriso amaro che gli vedemmo spuntare nei giorni malinconici vissuti ad Appiano Gentile, liquidato con la storiella del mezzo giocatore frenato da micro-fratture. «Se battiamo l'Irlanda del Trap, è quasi fatta» sintetizza prima di rendere omaggio al vecchio, caro indimenticabile Ct di Corea e Portogallo che adesso torna a cavallo dell'Eire ad incrociare i suoi eroi. «Con lui ho vissuto quattro anni, mi sembrerà strano ritrovarlo su una panchina rivale ma non lo considero un peccato: è un uomo trascinato dalla passione e dall'adrenalina» riferisce Cannavaro.
E lei, caro Cannavaro, quanto a passione e adrenalina, come è messo?
«Esattamente come il Trap. Basta vedere quello che ho combinato sabato sera in Montenegro: urlavo, mi battevo, chiamavo gli azzurri fuori posizione, spazzavo via. Per questo motivo abbiamo sofferto nel primo tempo: troppi passaggi sbagliati. Ho rischiato il "rosso", è vero: deve avermi aiutato la mia faccia... pulita».
Come alimenta la sua passione per l'azzurro?
«Perché non considero la Nazionale né un peso né una distrazione, ma una grande bandiera da onorare puntualmente, anche se si tratta di amichevole. E finchè avrò forze, finchè riscuoterò la fiducia del Ct, io ci sarò, su questo nessun dubbio».
Eppure potrebbe rischiare anche di restare senza squadra in estate: è così?
«Gioco nel Real Madrid, che non è proprio una squadra qualsiasi. Gioco con soddisfazione e mi impegno per provare a inseguire il Barcellona nella Liga visto che non c'è rimasto altro dopo l'eliminazione dalla Champions. Sono tranquillo e concentrato, perciò. Non mi sfiora l'idea di restare a piedi, se è questo il quesito».
Ma perché Cannavaro non rientra nei piani di Florentino Perez?
«Ecco la spiegazione di qualche ritardo: a Madrid stanno cambiando il vertice societario. E con la società cambieranno i programmi, forse».
È vero dell'interesse del Milan?
«Solo chiacchiere giornalistiche, credetemi».
E quindi?
«Chi mi vuole sa cosa fare: deve mettersi in contatto col mio procuratore, Fedele si chiama, lo conoscono tutti, hanno il suo numero di telefono».
Quanto manca a questa Nazionale per mettersi in linea di galleggiamento con quella di Berlino 2006?
«Abbiamo dei leader, abbiamo dei giovani che promettono faville, ci manca una partita della svolta, una sfida da vincere in modo largo e convincente per acquisire auto-stima.

Accadde con la Germania a Firenze, messa sotto a suon di gol, ve lo ricordate? Quando accadrà vedrete lievitare questo gruppo. Ve lo garantisco io: non siamo più indietro di un mondiale fa nella costruzione del gruppo».
Parola di capitano.

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