Sei giorni per respirare a pieni polmoni un po' di aria nuova, pulita, libera e, soprattutto, esentasse. Sei giorni sono pochi, ma per la nautica italiana in debito di ossigeno valgono la grazia ricevuta dopo una benedizione urbi et orbi.
Una tregua che farà bene al comparto. Martedì prossimo, infatti, il Festival de la Plaisance di Cannes (edizione numero 35) aprirà ufficialmente i battenti e allo stesso tempo inaugurerà la nuova stagione nautica. Subito dopo ci sarà l'intermezzo di Montecarlo prima che il grande circus del mare approdi a Genova il 6 ottobre.
«Les amoureux du yachting venus de tous les continents apprécieront cette atmosphère magique...». Capito? Viva la grandeur. E la sua magica atmosfera. In effetti il primo salone in acqua d'Europa, è un luogo unico che propone in anteprima al grande pubblico i più bei gioielli del mare. Proprietari e acquirenti internazionali si ritrovano in un ambiente davvero magico tra le nuove unità ormeggiate a Vieux Port e quelle usate in acqua a Port Pierre Canto.
Indubbiamente Cannes - e la Costa Azzurra più in generale - è un luogo privilegiato, dove glamour e lusso si danno appuntamento. Questi i numeri: circa 50mila visitatori, 425 espositori, 583 imbarcazioni in acqua, 173 novità assolute, 181 imbarcazioni di oltre 20 metri, 80mila metri quadrati di superficie espositiva. Ovviamente non è Genova, ma piccolo è bello. E conveniente. Soprattutto per i cantieri italiani.
Sei giorni trascorreranno in fretta, poi si tornerà all'aria nostra. Irrespirabile. A Genova Ucina e Fiera si dannano l'anima per organizzare un Nautico che onori al meglio la gloriosa storia della nostra marineria e le eccellenze del made in Italy. Ma sull'altro fronte c'è il nemico giurato, un governo che alla nautica ha dichiarato una guerra sciagurata. Una guerra che ha già fatto parecchie vittime e altre ne farà. Bene, abbiamo un piccolo suggerimento per il professor Monti: quest'anno il Salone avrà una serie di eventi collaterali, i cosiddetti «fuorisalone». Perché non inserire anche «La giornata della fede»? In fondo le famiglie italiane sarebbero felici di «donare volontariamente» oro e fedi nuziali alla Patria...
Intanto giovedi scorso a Roma si sono svolti gli Stati Generali della Nautica, un convegno organizzato da Big Blu. Perché, dicono le associazioni, «insistere nell'attuale politica significa aver fatto sparire un settore che, oltre a 150mila posti di lavoro tra diretti e indotto, fino al 2008 contribuiva al Pil con quasi 6 miliardi di euro. Prossima protesta: quella della Consulta dell'Utenza Nautica, che si propone di salvare il comparto attraverso il rilancio economico delle coste italiane e delle acque interne. Azioni sinergiche a quelle già messe in atto da Ucina-Confindustria Nautica. Allo studio «un progetto territoriale di ampio respiro, che parta politicamente dalla nautica minore e sviluppi le attività turistiche in tutte le sue forme, rendendole meno onerose per contrastare la concorrenza estera». È vergognoso, infatti, che una bieca burocrazia cacci dalla Sardegna lo yacht di Abramovich solo perché nel giusto decreto «anti-inchini» le navi da diporto sono equiparate ingiustamente a quelle da crociera da 4mila passeggeri. Lunedì scorso altro «respingimento» del megayacht di un emiro che voleva omeggiare al largo di Marina di Campo (Elba), scendere a terra per fare shopping e pranzare al ristorante con tutto il suo seguito.
«Di questi mega yacht, considerati navi passeggeri atipiche, con capi di Stato e sultani a bordo, ne arrivavano 15 all'anno nel periodo estivo - racconta all'Ansa Mario Lanera di Assoshipping - Quello che spendono queste navi tra shopping e ristorazione, vale due mesi di yacht normali».
Tuttavia c'è un'ordinanza della Capitaneria di Portoferraio che prevede una deroga al decreto, e che consentirebbe l'ormeggio anche ai grandi yacht.
Indovinate dove vanno.
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