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"Il canone? Soltanto a chi fa vero servizio pubblico"

Il ministro: "La Rai ha tradito la sua missione. Ci vuole un bollino verde per segnalare i programmi che meritano di utilizzare i soldi dei cittadini"

"Il canone? Soltanto a chi fa vero servizio pubblico"

Roma - Troppa politica e niente per giovani e giovanissimi. Polemiche feroci su come vengono gestite le arene della televisione di Stato, nemmeno un dibattito su quello che dovrebbe essere uno dei compiti primari del servizio pubblico: una tv a misura dei minori. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini si è fatta un’idea personale delle ultime vicende. Glissa su Santoro («fazioso e dunque utile al centrodestra»), ma si scandalizza per quello che manca alla Rai. E anche quando qualcuno dice che non c’è libertà di stampa. «Basta guardare la Rai per capire che è vero il contrario. Sono rappresentate tutte le posizioni ed è maggioritaria quella contro il premier. Quella della mancanza di libertà di stampa è una boutade da avanspettacolo».

Ma ormai, a quanto pare, è un caso internazionale.
«Mi sembra molto anti-italiano portare questi temi a livello europeo pur di attaccare il premier. E poi nessuno dice che Obama quando ha presentato la sua riforma sanitaria ha fatto cinque interviste in altrettanti network e nessuno ha protestato».

Parliamo di Rai. Cosa pensa il ministro dell’Istruzione del servizio pubblico?
«Mi sorprende l’attenzione che si dedica ai programmi politici e il fatto che nessuno si interroghi sul ruolo e le finalità del servizio pubblico. Si spendono fiumi di inchiostro per difendere Michele Santoro, si contano i minuti degli interventi a Porta a Porta, ma a nessuno interessa che il servizio pubblico non parli ai più piccoli e ai giovani. Io penso che prima di pensare alla politica in Rai bisognerebbe chiederci se nel nostro Paese esiste una televisione per i ragazzi».

E secondo lei esiste?
«Francamente no. Non vedo nei media una programmazione rivolta ai bambini, ai preadolescenti e agli adolescenti. Qualche cartoon al massimo, ma pochi documentari, per fare un esempio. Se il dibattito si spostasse dalla presunta mancanza di libertà di stampa alla responsabilità educativa dei media sarebbe un bene per tutti. Nel rapporto sull’educazione della Cei c’è un giudizio a questo proposito che io condivido. Esistono la scuola e la famiglia, ma i media svolgono un ruolo sempre più importante e per questo possono agevolare l’educazione oppure renderla più difficile. I ragazzi restano davanti alla tv da soli, il 16 per cento dei bambini tra i 7 gli 11 anni guarda programmi con il bollino rosso».

Pensa che con i nuovi media e Internet, la televisione conti ancora qualcosa per i giovani?
«Social network, cellulari, blog ed email vengono molto utilizzati dai giovani, ma la televisione rimane un mezzo di massa. E come i nuovi media la tv non è né buona né cattiva, è neutra. Per questo bisogna usarla bene. Ogni fascia di età ha bisogno di una sua programmazione. Perché non affrontare temi come quelli del bullismo, i disturbi alimentari? Io credo che il servizio pubblico potrebbe fare molto per prevenire queste forme di disagio. Ne ho parlato con Paolo Garimberti, presidente della Rai, e con Paolo Romani, viceministro alle Comunicazioni, e siamo d’accordo nell’avviare un grande dibattito su questi temi».

Cos’altro vorrebbe vedere nei canali Rai?
«Più attenzione alle eccellenze italiane. Possibile che ci sia solo il programma di Angela a parlare di scienza? Possibile che non si riesca a fare conoscere tutte le eccellenze italiane nel campo della ricerca, della cultura? Queste sono cose che spetterebbero al servizio pubblico».

Secondo lei perché la Rai non funziona?
«L’anomalia della Rai ce la portiamo dietro da molti anni. È sempre stata oggetto di spartizione politica e non si è mai puntato sulla qualità. Quello che colpisce oggi è che ci si riempie la bocca con i problemi dei giovani, ma non ci si preoccupa di come li educa la televisione».

«Il Giornale» ha lanciato una campagna contro il canone Rai, sottoscritta in poche ore da migliaia di cittadini. È d’accordo?
«Io lancio un’altra proposta. Si potrebbe mettere un bollino verde, come quello per i minori, ma per vedere quali programmi sono di interesse pubblico. E poi finanziare solo quelli con i soldi del canone Rai».

Annozero ogni tanto parla dei giovani...
«Santoro mette in evidenza una gioventù stanca, rassegnata, ma soprattutto politicizzata che non rappresenta la situazione reale».

Che idea si è fatta dell’ultima puntata del programma di Santoro?
«Che è talmente fazioso da essere un vantaggio per il centrodestra. Talmente insultante, surreale quando descrive questo governo, che la gente di buon senso quando lo guarda decide di votare per Berlusconi. Sono d’accordo con Scajola, il servizio pubblico non può essere usato così, ma se dovessi guardare solo all’interesse di partito direi che Santoro va bene così».

Prima ha parlato di bollini rossi per i minori. Che bollino applicherebbe ad Annozero?
«Di sicuro non è un programma educativo.

Ma le tribune politiche sono quasi tutte così».

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