Cantù tiene botta 23', poi Siena è implacabile

I toscani vincono ancora anche in gara 2: 81-69. L'allungo decisivo nel terzo quarto con Kaukenas, Hairston e Zizis. La squadra di Pianigiani scappa a +10 e la Bennet non rientra più. Da domani la serie si sposta in Brianza

Cantù tiene botta 23', poi Siena è implacabile

Montepaschi gioia di una generazione vicina all’estasi del quinto titolo consecutivo che se piange una notte, un tempo, poi si diverte il giorno dopo o nei finali quasi sempre mensanini come quello di gara due chiusa sul più 12 (81-69). Ieri è capitato a Tommaso Petri, 9 anni, figlio dell’ingegner Alessandro, radiocronista di Antenna Esse, che nella notte insonne aveva visto perdere il titolo NBA dal suo idolo Lebron James contro Dallas e non si consolava fino a quando non si è reso conto che la sua Siena incatenata nei primi 20’ era tornata bella vorace al momento della verità in gara due, quello dove Kaukenas ed Hairston mettevano il carico da 11 su una partita giocata bene dalla Bennet, almeno fino a quando la fatica non l'ha completamente inciucchita con un calo al tiro sceso al 29%, con 3 punti segnati nel quarto dopo 5’43’’.

La testa e la tecnica. Siena ha meno fame, meno voglia di azzannare. Cantù si è tolta di dosso la paura di non essere brava abbastanza. Pianigiani lancia subito Kaukenas che gli dà zero punti. Trinchieri insiste con Markoishvili e punta su Skekic. Il primo è una spina, il secondo crea gioco e con lui Leunen torna leone, mentre Mazzarino ridiventa, con 8 punti, l’uomo dei colpi che spezzano le ganbe.

Gara due vive per 20’ in un’atmosfera meno surreale rispetto alla prima sfida: questa volta il 58% al tiro di Cantù trova una risposta senese meno efficace (comunque sempre il 54%), ma è l’intensità difensiva che manca ai campioni e il 6 su 9 da 3 della Bennet è un segnale, come i 5’ in tutto dati ad Hairston, rimasto nella rosa, mentre Jaric e Rakovic guardano da fuori, subito con 2 falli.

Cantù alla ricerca della pietra verde, chiude a più 2 (23-25) il primo quarto, e va avanti addirittura di 6 dopo 15’, quando Tabu e Leunen diventano lame rotanti. Carraretto, Aradori e Michelori ricuciono per un riposo meditativo sul 49-47 che apre cancelli che sembravano sbarrati. Il pepe nero che qui elettrizza ogni piatto entra nelle unghie di Kaukenas, 10 punti in un baleno, ed Hairston che fa andare in corto Scekic e la difesa Bennet. Siena rimette il turbo e va avanti di 10 con Lavrinovic, ma Cantù resta viva almeno fino alla rasoiata del meno 11 di Zizis sulla sirena del terzo tempo (67-56, parziale di 18-9).

Nell’ultimo tempo come succede nella vita se hai a che fare con una squadra più spietata di una banca piovono gli interessi passivi e Cantù si spegne pensando che domani al Pianella potrebbe essere davvero un altro giorno per non far andare via col vento lo scudetto dei favoriti.

Siena non chiude alla grandissima, ma si accontenta e prepara un viaggio che non sarà facile perché questa Bennet sa giocare e può resistere se dietro sente il vento della rivolta che ieri per almeno due tempi l’ha fatto vivere allo stesso livello dei campioni sovrastati a rimbalzo e tenuti legati per un tempo che sembrava lungo davvero. Meglio così. La finale esiste e ce la godiamo.

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