Dovreste sentire come Bobo Rondelli imita la voce di Mastroianni. Spiccicata, anche nella cadenza svogliata, alla Oblomov, da «ma che ci faccio qui?». Rondelli è «Luomo che aveva picchiato la testa», dal titolo del toccante/divertente ritratto che Virzì ha dedicato al cantautore livornese, un po Gaber, un po Testa e molto Piero Ciampi. Il documentario, costato 40mila euro, sarà in edicola sabato col «Tirreno» e più tardi passerà su Sky. Quasi un eroe popolare, in città, questartista irregolare, anarchico, finto cinico e molto scorticato, che il comico Paolo Migone definisce «il Tom Waits di Livorno» e David Riondino «un poeta glocal». Gran frequentatore di Case del Popolo, spesso per pochi spiccioli, il 45enne Bobo non si ferma di fronte a nessuno. Per una battuta si giocò un contratto discografico che conta, forse una carriera a Milano. Ma lui, che pure ha raccontato «laccartocciarsi di Livorno su se stessa», non potrebbe vivere fuori da questo «postaccio fetente». Negligente, spavaldo e malinconico come la sua città, Rondelli emerge dal film - affettuoso e mai stucchevole - come uno strano reperto.
Per Virzì, che lo associa a De André, pur nella diversità del registro tragicomico, «Bobo catalizza il dolore di una comunità», e certo le sue canzoni, alcune davvero belle, intrecciano echi folk e personaggi fuori di testa (non a caso il suo gruppo si chiama Ottavo Padiglione). I baffetti da sciupafemmine non traggano in inganno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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