Caos L’inchiesta più pazza del mondo: tutti indagano tutti

In rapida sintesi la situazione, limpida come un periodo di Di Pietro, è la seguente: la procura indaga sul premier e sull’Agcom, che dovrebbe indagare sui programmi televisivi ma che invece è indagata dai magistrati con la collaborazione di un conduttore di un programma televisivo, Michele Santoro, che doveva essere indagato dall’Autorità ma che invece contribuisce all’indagine fornendo carte alla procura, mentre nel frattempo l’Agcom apre un’indagine interna sul suo commissario. Intanto la procura indaga anche sul direttore del Tg1 Augusto Minzolini, il quale ha indagato con un servizio del Tg1 sulle carte «revolving» dell’American Express, la quale peraltro risulta indagata insieme al direttore che indagava, e giusto per complicare le cose e far luce sul gran pastrocchio di indagati indagatori, tra i personaggi coinvolti nell’indagine c’è anche un magistrato del Csm, Cosimo Maria Ferri.
Ecco, siccome fin qui era tutto troppo semplice, il Csm ha fornito un contribuito prestigioso per ingarbugliare la faccenda ancor di più, e visto che il ministero di Giustizia ha inviato degli ispettori a Trani per indagare sulla regolarità dell’indagine, il Csm ha avviato a sua volta un’indagine sull’indagine del ministero che indaga sull’indagine dei magistrati pugliesi. Tutto chiaro? Non basta, perché prima ancora di indagare sul ministero indagante, il Comitato di presidenza del Csm ha sollecitato un’indagine interna, prima dell’indagine esterna, sul caso Ferri, per «scongiurare il rischio - scrivono quindici consiglieri dell’organo di vigilanza della magistratura - che il Consiglio venga coinvolto nelle polemiche in atto». Preoccupazione inutile, già successo.
Qui tutti indagano su tutti, gli indagatori si trovano indagati a loro volta, basta una telefonata e si finisce sulla graticola, nel grande girarrosto di Trani, finora prodigo di fumo ma avaro di arrosto. Ma cos’è? Un’inchiesta di De Magistris? Stranamente no, e nemmeno di Woodcock, anche se l’arrivo dei teledivi tra il porticciolo tranese e la cattedrale romanica affacciata sull’Adriatico per un attimo lo ha lasciato pensare.
Forse siamo davanti a un nuovo genere di procedimento penale, l’indagine circolare, l’ispezione col rincùlo, l’inchiesta totale, come il calcio di Arrigo Sacchi. Tutti prima o poi vengono coinvolti, i ruoli si ribaltano, chi doveva vigilare viene vigilato, il mago dell’indiscrezione e della soffiata, Minzolini, spiato e intercettato, l’investigatore di Alfano investigato, con il garante delle comunicazioni che non riesce a garantire le sue, di comunicazioni, comodamente ascoltate dai marescialli di Trani, e che grazie all’acume investigativo della procura riesce a sdoppiarsi contemporaneamente nel ruolo di vittima (delle presunte minacce) e di colpevole (di favoreggiamento). Due colpi in uno, non male.
È l’inchiesta più pazza del mondo, tirati in ballo tutti, ministri, conduttori, giornalisti, commissari, presidenti, direttori, magistrati, ispettori, consiglieri, amministratori delegati, carte di credito, carte di debito, persino lo Zimbabwe. Anche i cognomi della spy-story alle cime di rapa, reiterati nei tg e sui quotidiani, assumono un’eco da commedia all’italiana: Carlo Maria Capristo e Cosimo Maria Ferri, l’Innocenzi, Arcibaldo Miller (il capo degli ispettori del ministero), il pubblico ministero Ruggiero e poi il contorno televisivo che non guasta mai. Un bailamme senza fine che ruota attorno al martirologio di Michele Santoro, incubo del premier (a sua volta incubo di Santoro) e finalmente protagonista dell'ultimo strascico di campagna elettorale. Si attendono nuovi sviluppi della brillante inchiesta, che essendo ancora in fieri può riservare ancora molte sorprese.

Per esempio, l’Agcom potrebbe indagare sul ministero delle Comunicazioni che finora è rimasto fuori, l’American express lanciare una controinchiesta sulla Visa, e già che c’è, Trani potrebbe indagare su Bisceglie, cittadina della costa sospettosamente vicina a quella della Procura indagante.

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