Caos a Rivoli, Merz subentra a Hoffmann

Il mistero di Rivoli. Parte prima. Sabato sera un comunicato stampa annuncia la nomina di due codirettori del prestigioso museo di arte contemporanea piemontese, il Castello di Rivoli. Sono Andrea Bellini, già alla fiera torinese Artissima, e Jens Hoffmann, proveniente dal Wattis Insitute di San Francisco. Bene: due facce nuove, Bellini più aperto al mercato, l’altro alla critica. Il braccio e la mente. Entrambi giovani, Bellini classe 1971, Hoffmann classe 1974. Evviva.
Il mistero di Rivoli. Parte seconda. Jens Hoffmann domenica rinuncia. Il presidente Gianni Minoli, esperto in comunicazione, avverte personalmente un paio di giornalisti del fattaccio. Nessun comunicato stampa ufficiale. Molti cadono dalle nuvole e fanno notare che Hoffmann fino a venerdì sera raccontava al collezionista Viglietta di essere felice dell’incarico perché sarebbe stato più vicino alla figlioletta italiana. Poi il brusco diniego dovuto a non si sa cosa: questioni economiche, ripensamenti sulla sede (San Francisco è meglio di Torino), o forse la tardiva consapevolezza di prendersi un museo agonizzante, senza soldi e pieno di pressioni. È il giorno delle mazzate. Secondo Minoli, «Hoffmann non è una persona seria» (in tal caso non si capisce perché sia stata nominato in precedenza, ma fa niente). Hoffmann invece sostiene di essersi scontrato «con un modo né onesto né professionale di comportarsi». Motivo: la notizia della sua nomina è stata comunicata prima che egli abbia potuto annunciare la sua decisione ai suoi datori di lavoro di San Francisco. Commenta Carolyn Christov-Bagarghiev, direttrice di Rivoli pro tempore già attesa a Kassel per Documenta, sul quotidiano torinese La Stampa: «Il problema in Italia sono le ingerenze della politica. So che Hoffmann è serio e che era intenzionato ad accettare. Forse sono state sottovalutate alcune sue legittime richieste di avere tempo per parlare con i suoi attuali datori di lavoro e c’è stata una sopravvalutazione dell’accordo verbale». Ribatte Minoli: Hoffmann era al corrente che il comunicato stampa con le nomine sarebbe stato emesso sabato sera dopo il consiglio d’amministrazione. Insomma: un pasticciaccio brutto.
E le ingerenze della politica? La giunta regionale di Mercedes Bresso, in particolare l’assessore per la Cultura Gianni Oliva, da oltre un anno punta su Andrea Bellini, e ha imposto il suo volere anche se il direttore di Artissima non è amatissimo dalla comunità artistica torinese (proprio per il suo occhio di riguardo verso il mercato). Bellini ha accettato questo gioco al massacro pur di occupare la prestigiosa poltrona, sollevando in molti il legittimo sospetto che Minoli e il resto del cda abbiano voluto affiancargli un tutore non ritenendolo all’altezza. Intanto su Torino la bufera diventa politica, con la Bresso infuriata con Oliva e la sua cocciutaggine. Osteggiato dall’Arte povera, dalla Sandretto, dagli ex direttori, Andrea Bellini, piuttosto parco di commenti, ha avuto un dubbio: «Certo, avevamo due progetti diversi ma compatibili. Ed eravamo pronti a lavorare insieme. Ora tocca al cda decidere, io potrei anche tornare a dirigere Artissima».
Il mistero di Rivoli. Ultimo atto. Ieri sera Gianni Minoli ha convocato un nuovo cda da cui è uscito il nome della nuova codirettrice: Beatrice Merz, presidentessa della Fondazione intitolata a suo padre, «Mario Merz».

Classe 1960, dirige la casa editrice Hopefulmonster e si è detta «lieta e onorata di accettare l’incarico» e di essere sicura di instaurare un clima collaborativo con il confermato (e soddisfatto) Andrea Bellini. Tutti contenti? Vedremo, perché già qualcuno fa notare l’inesperienza in qualità di curatrice della neodirettrice.

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