Capelli, mummie e teschi Il profumo laico di reliquia

Si pensa che solo la Religione onori il corpo dei santi ma il feticismo della Ragione fa peggio: dal dito di Galileo al ciuffo di Maradona

Capelli, mummie e teschi Il profumo laico di reliquia

Nel 1987, su un volo Alitalia, un tifoso napoletano prelevò dalla poltroncina un capello di Diego Armando Maradona e lo espose in una piccola edicola «sacra», fuori dal mitico bar Nilo, nel cuore della città: il Napoli quell'anno vinse lo scudetto e da allora l'altarino è diventato luogo di culto calcistico. Per quanto riguarda la politica, invece, si favoleggia di una scapola di Togliatti dispersa tra le reliquie di santi e venerabili nel convento francescano di Monteripido, a Perugia. E il Museo de Vestigios Insolitos, a Barcellona, espone - ma la veridicità è contestata - le unghie di Che Guevara, i peli pubici di John Lennon (o di Yoko Ono: chi li ha raccolti ha il dubbio) e un calcolo renale di Albert Einstein.... La storia, soprattutto moderna, insegna che oltre alle reliquie religiose ne esistono - con culti, fanatismi e interessi economici simili - anche di laiche. Lo spiegano bene i nuovi saggi di Frances Larson, Teste mozze. Storie di decapitazioni, reliquie, trofei, souvenir e crani illustri (Utet) e Antonio Castronuovo, Ossa, cervelli, mummie e capelli (Quodlibet). Leggendo i quali si scopre che:

TROPPI CAPELLI PER LUDWIG

La Ragione razionalista e illuminista può scivolare nel ridicolo in maniera ancora più chiassosa della religione bigotta e fideista: di fronte alle infinite ciocche di capelli della peraltro folta chioma di Beethoven trafugate nel mondo, le dieci mani di san Procopio e le 15 mandibole di san Teodoro sono poca cosa.

RIVOLUZIONI MOZZATE

Nel 1661 il corpo imbalsamato di Oliver Cromwell, rivoluzionario fondatore di una (temporanea) repubblica inglese, fu riesumato e sottoposto al rituale dell'esecuzione postuma. La Restaurazione monarchica volle esporre la sua testa a imperituro monito e, infilzata su un'asta, fu innalzata sul tetto di Westminster, dove rimase per quarant'anni. Scomparsa e poi riapparsa in musei e teatrini improvvisati, la testa - che nel 1960 è stata sepolta in un luogo segreto del Sidney Sussex College di Cambridge - fu avvolta dalla damnatio memoriae. L'Inghilterra vietò l'esposizione di una pericolosa reliquia di una guerra civile da dimenticare.

FETTINE DI CERVELLO (MATEMATICO)

Il patologo Thomas Stoltz Harvey dell'ospedale di Princeton che nell'aprile 1955 eseguì l'autopsia di Albert Einstein e che senza alcuna autorizzazione ne prelevò il cervello, la pagò cara. Fu sospeso, licenziato, espulso a vita dall'ordine dei medici, la sua laurea decadde... Lui se ne fregò, e sezionò il cervello in circa duecento fette, slices, che tenne sotto formalina in alcuni barattoli a casa sua. Poi - perfetta reliquia laica al servizio della scienza - le spedì a tutti i neuro-scienziati che ne facevano richiesta. A un certo punto, con un rocambolesco viaggio attraverso l'America, cercò anche di restituire una parte del cervello alla nipote di Einstein. La quale però, sdegnata, rifiutò.

ESAME STONATO

Il cranio di Mozart fu trafugato da un becchino, dieci anni dopo la morte del compositore, nel 1791. Per anni è passato per diverse mani, studiato, esaminato, fino a che arrivò alla Fondazione del Mozarteum di Salisburgo. E lì si è scoperto, tramite esame del Dna, che non è di Mozart. Oggi il teschio, senza mandibola, è chiuso in cassaforte nella città natale di Wolfgang Amedeus.

TE LA DO IO L'ABIURA

Un dito della mano di Galileo, strappato al cadavere durante una riesumazione nel 1737, oggi è esposto al Museo della scienza di Firenze. Non si capisce se è un caso o uno scherzo, ma il dito, rinsecchito, è il medio della mano destra. Immagine significativa, per quanto muta, che Galileo sembra dedicare a chi non gli diede ragione.

L'UTILITÀ DELL'INUTILE

Il filosofo utilitarista Jeremy Bentham quando morì, nel 1832 (in un periodo in cui mancava una precisa normativa sulla possibilità di usare corpi per la dissezione anatomica), convinto che i cadaveri avessero un enorme valore per l'umanità e che fosse possibile trarre un vantaggio (un «utile») dai defunti, dispose per testamento che fossero tolti gli organi dal corpo, che lo scheletro fosse modellato con della paglia, rivestito coi suoi abiti e trasformato in una statua di se stesso, da esporre al pubblico in posizione seduta. Così come oggi è visibile allo University College di Londra. Anche se non se ne capisce l'utilità.

MUMMIE ROSSE

Lev Trockij, ironizzando sul proposito di rimpiazzare le reliquie dei santi della Grande Madre Russia con quella di Lenin - la cui mummia dal 1924 a oggi è al centro di un'epopea storica, filosofica, sociale, politica e scientifica degna di un romanzo - alludendo ai «compagni» convinti che la scienza avesse i mezzi per conservare un corpo umano per l'eternità (e magari farlo risorgere...), si rivolse loro dicendo: «A costoro vorrei dire che non hanno capito assolutamente nulla della dialettica marxista». Morale: Trockij fu assassinato nel 1940, la mummia di Lenin da oltre 90 anni fa bella mostra di sé nel suo mausoleo sulla Piazza Rossa.

PENE IMPERIALE

Napoleone, amante instancabile, non era però dotato di grandi mezzi. Il suo pene era di 4,5 centimetri a riposo e, si presume, 6,5 in battaglia. Come facciamo a saperlo? Perché il medico còrso Francesco Antommarchi che eseguì l'autopsia (non si capisce il motivo: forse per sfregio a causa di alcune offese ricevute da Napoleone prima di morire) recise il pene al cadavere e lo consegnò all'abate Vignali, che aveva somministrato gli ultimi sacramenti all'Imperatore.

Il «sacro pezzo genitale» negli anni girò tra collezionisti, feticisti, imperialisti, aste, fino ad arrivare, negli anni Settanta, a un urologo americano che già possedeva la capsula di cianuro con cui Göring si era ucciso e la camicia macchiata di sangue di Lincoln. Morto lui, del pene di Napoleone si sono perse le tracce.

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