Capital Money Ben venga la selezione anche tra gli operatori

In un mercato che sta cambiando pelle, la parola chiave è selezione. Così, la crisi di liquidità ha portato le banche a irrigidire i parametri per l’accesso al credito e a richiedere agli aspiranti mutuatari credenziali di reddito e garanzie più elevate che in passato. Un’asticella che si è alzata soprattutto per le famiglie monoreddito, «complice l’eliminazione - afferma Sergio Merisio, presidente della società di mediazione creditizia Capital Money - della penale di estinzione anticipata dei mutui, che prima consentiva alle banche di finanziare profili di rischio peggiore potendo fare media con i buoni clienti acquisiti e vincolati dopo avere peraltro investito nell’analisi per la concessione del credito». Ma il mercato oggi fa selezione soprattutto tra gli operatori. «Finalmente le banche iniziano ad attribuire un rating ai partner con cui lavorano. Prima, quando il mercato era florido, gli istituti non andavano troppo per il sottile nel valutare i singoli mediatori e le società cui affidare i prodotti: ora si diffonde l’uso del rating e il margine da corrispondere diventa funzione di questo». Distinguendo tra la figura del mediatore finanziario classico, che consegna la pratica allo sportello della banca, e chi svolge la fase preliminare dell’istruttoria con le relative attività di back office. «Ci sono parametri in base a cui articolare il rating - prosegue Merisio - che non si limitano a produttività e insolvenze. Si tratta anche di privilegiare chi dispone di una rete e di un posizionamento, e chi si prende la responsabilità diretta dell’operato dei propri collaboratori».

Assomea punta alla regolamentazione del comparto, elevando i requisiti e definendo le professionalità di chi si candida al delicato ruolo del consulente in questo settore.

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