Sullisola «piatta», circondata da uno dei mari più blu che ci siano, nemmeno il vento dalisei riesce a spazzare lodore di morte. Forse perché non era mai successo, forse perché nessuno saspettava che mai sarebbe potuto succedere. No, non qui, a Sal, nel paradiso per turisti che nemmeno i depliant ritoccati dagenzia riescono a raccontare. Anche la prudente Farnesina lo descrive luogo sicuro. In burocratese si dice «meta non critica».
Dalia Saiani, 33 anni, ravennate, campionessa di windsurf, e la sua amica Giorgia Busato, 28 anni, agente di viaggio di Marzana (Verona) qui avrebbero desiderato trascorrere la vita. Almeno un pezzo. Ci venivano in vacanza e non era la prima volta. Entrambe avevano comprato una casetta, entrambe amavano il vociare dolce del portoghese e le onde che si infrangono alte su sabbie colorate di bianco. Qui, invece, sono morte. In una serata di luna piena, uccise da due giovani che conoscevano e con cui avrebbero dovuto cenare. Col gruppo, una terza ragazza, la cucciola, la più piccola: Agnese, 17 anni, anche lei di Ravenna e già più che una promessa della tavola a vela. È lunica sopravvissuta. Ed è grazie al suo racconto se Sandro, la guida turistica dal nome italianizzato, ma soprattutto il giovane col quale Dalia aveva avuto una relazione (e che forse lha ammazzata perché lei non voleva più saperne), è stato arrestato. Con lui anche il suo complice e una terza persona il cui ruolo è ancora da decifrare.
Una cosa è certa: le tre ragazze sono state attirate in trappola. Giovedì sera, poco prima delle 8, si erano date appuntamento nell'appartamento di Dalia, nel centro di Santa Maria, villaggio di 2000 anime, capitale dellisola. Qui i due capoverdiani le hanno raggiunte in auto. «Dopo qualche minuto - spiega la polizia - tutti e cinque sono partiti verso Espargos, la zona dellaeroporto». Ma ecco scattare il piano criminale. Sandro spiega a Dalia che dovrà fare una deviazione verso Palmeira per accompagnare a casa lamico. Però cambia direzione inforcando una strada sterrata che porta all'oasi di Fontona. Le italiane cominciano a preoccuparsi, chiedono spiegazioni, ma è tardi. Sandro inchioda la macchina, si volta e spruzza in faccia alle tre uno spray forse urticante che le stordisce. Il complice, un badiù (il termine che identifica letnia degli isolani), scaraventa Dalia fuori dallauto trascinandola per diversi metri verso un boschetto, uno dei pochissimi a Sal. Altrettanto fa Sandro con Giorgia. Agnese viene minacciata e costretta a rimanere dentro. Lei non vede nulla, avverte solo le urla e i lamenti delle sue amiche. Probabilmente violentate prima di essere massacrate. Sente anche Dalia che gioca lultima carta: «Se vuoi dei soldi te li do ma lasciami in pace». Sono minuti da incubo. Agnese tenta di chiedere aiuto col telefonino. Ma non fa in tempo. Sandro torna e glielo spacca, poi mette in moto lauto e sgomma. Si ferma non lontano, scaraventa la diciassettenne fuori e la colpisce in testa con una pietra. Poi un altro colpo. Lei sviene, lui pensa che sia morta e se ne va. Torna sul luogo dove ha lasciato lamico. E lì finisce il «lavoro». I due ragazzi scavano una buca e seppelliscono Dalia e Giorgia sotto mezzo metro di terra. Orrendamente sfigurate. Lautopsia, eseguita ieri, chiarirà esattamente la dinamica della morte.
Chissà, forse Sandro e il suo socio lavrebbero fatta franca se Agnese non si fosse rialzata. Terrorizzata e sanguinante è arrivata fino a una spiaggia, tremante ha atteso lalba. Solo con la luce ha trovato il coraggio di mettersi a camminare. Fino a quando un tassista lha raccolta lungo una strada sterrata e trasportata al suo residence. Da lì lallarme.
Non sapeva che le sue amiche fossero morte. Sperava fosse tutto finito con un «semplice» stupro. Invece Dalia e Giorgia erano state massacrate. Quanto dovrà soffiare nellarcipelago verde il vento per portare via questo tremendo odore di morte?
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