Il bello della narrativa di genere è che, non avendo un genere delezione, può comprenderli tutti. Certo, da questo uovo di Colombo spuntano non di rado pulcini deformi e destinati a breve e triste vita, ma anche qualche «brutto» anatroccolo che si trasforma in cigno. Quando poi per «narrativa di genere» sintende (genericamente, appunto) la fantascienza, basta soffermarsi un istante allimmediato corollario della «fantastoria» per vedersi dispiegare sotto il naso mondi ipotetici, umanità alienamente criolle, tempi elasticizzati che sallungano o si restringono.
Siamo, insomma, «Ai confini dellimmaginario», come conferma la nuova collana (curata da Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco) che Coniglio Editore, presente al Salone del Libro di Torino con altre sfiziose proposte, lancerà a inizio giugno. Il concetto di «confine» e quello di «immaginario» fanno naturalmente a pugni. Ma un bel corpo a corpo è proprio quel che ci vuole, in tempi di piattume conformista. E se per scatenarlo occorre trasferirsi negli anni Trenta del secolo scorso, lalba della science fiction, tanto meglio: è loccasione giusta per fare unistruttiva passeggiata fra i siti archeologici della futurologia. Bentornato, allora, al Solomon Kane di Robert Ervin Howard (1906-1936) lo spadaccino puritano dai modi bruschi e dalla lama affilata che scorrazza per lEuropa del XVI secolo, impegnato a giustiziare malviventi e a esorcizzare i demoni per conto di Dio. Siamo nel corridoio «Spada e Stregoneria» di quellautentico supermarket narrativo che è la produzione dello scrittore texano, nella quale trovano posto il classico «cappa e spada», lhorror, il western, le storie di pugilato, le detective story (si veda il sito www.librihowardiani.altervista.org a lui dedicato, e si citi di passaggio il film Solomon Kane di Michael J. Bassett, uscito lanno scorso). Fra le creature di Howard si annovera quel Conan che, incarnato cinquantanni dopo nei muscoli e nella faccia incazzosa di Arnold Schwarzenegger, diverrà un cult del cinema disimpegnato e perciò popolare.
A quel periodo, essendo del 1939, appartiene anche la seconda imminente riproposta di Coniglio Editore dopo il ciclo completo di Solomon Kane, il romanzo Schiavi degli invisibili (Sinister barrier) dellinglese Eric Frank Russell (1905-1978). E anche qui avvertiamo qualcosa di famigliare, qualcosa di già sentito... «Siamo già stati conquistati, e sono i nostri sconosciuti padroni a fomentare le guerre e ad impedire alle altre intelligenze del cosmo di comunicare con noi», scrive Russell. Ma certo, ecco da dove vengono i subdoli rettili di Visitors! Non proprio, perché al posto dei colonizzatori a sangue freddo ecco i Vitoni, sfere di energia elettromagnetica invisibili allocchio delluomo, di cui assorbono le energie nervose a proprio uso e consumo. Lextraterrestre come parassita è unottima carta da giocare, anche per linterrogativo metafisico che si porta in dote: il Male è dentro di noi o viene da fuori? Per saperne di più, rivolgersi ad Alien.
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