Cagliari - L’anti-Soru ti guarda in faccia quando parla e non veste in velluto da «padrone che si finge servo», come dice Gavino Sanna. «Sono una persona normale», dice Ugo Cappellacci, candidato del centrodestra alla guida della regione Sardegna, in una pausa del tour de force elettorale. «Lei non ha idea di quanto bisogno abbia oggi la Sardegna di tornare alla normalità. La gente che incontro ai comizi e agli incontri me lo ripete: finalmente uno come noi. A pensarci bene è un fatto drammatico».
Perché?
«Siamo in un periodo buio. Mi dispiace che la campagna elettorale sia così corta, perché desidero veramente parlare con ciascun sardo e ascoltarlo guardandolo negli occhi. Voglio incontrare più persone possibile e continuerò a farlo anche dopo il voto».
È stato Soru ad accelerare i tempi: voleva mettervi in difficoltà?
«Il più in difficoltà era lui. In questo modo ha saltato a piè pari primarie, processi interni, accordi, mediazioni e compromessi ai quali sarebbe dovuto arrivare nel Pd e con i suoi alleati. Giochino tipico di chi è incapace di fare gioco di squadra».
Secondo lei ha voluto evitare gli imbarazzi giudiziari dell'inchiesta Saatchi?
«Certo. E ha pure cercato di rivoltare le accuse parlando di miei guai con la giustizia che non esistono. A differenza sua, non ho scheletri nell'armadio».
Hanno contestato la sua idea di un bonus di 5.000 euro per ogni disoccupato.
«In realtà sono 25mila, 5.000 per cinque anni».
Da ex bocconiano la ritiene una promessa realizzabile?
«Le risorse ci sono, è come un assegno che il disoccupato potrà spendere presso il nuovo datore di lavoro che godrà di sgravi o crediti. È un modo per aumentare redditi e consumi, rimettere in moto l’economia e ridare fiducia alla gente. Prima di ridistribuire il reddito, come predica la sinistra, bisogna produrlo».
La regione non ha adottato una misura analoga?
«Nel “deliberificio” di fine legislatura ha infilato anche un bonus di un anno per 600 disoccupati. Ma il nostro è un intervento strutturale di cinque anni per 40mila persone: mi pare una bella differenza. È un provvedimento importante che adotteremo in tempi rapidi per dare il doppio segnale di cambiamento rispetto al passato e di fiducia nel futuro. In questa fase c’è bisogno di cambiare, come ha dimostrato il voto negli Stati Uniti: Obama è una scelta di discontinuità».
Altri interventi da attuare nei primi 100 giorni?
«Faremo ripartire i cantieri delle nuove infrastrutture e interverremo sul Piano paesaggistico: la politica ambientale integralista ha bloccato ogni forma di sviluppo e fatto perdere competitività al nostro turismo».
Modificherete il Ppr?
«Apriremo subito un tavolo con tutti i soggetti interessati per individuare le criticità della normativa, e non ci vorrà molto perché ci stiamo sbattendo il muso da tempo. Poi rimuoveremo al più presto assurdità e storture».
Ne citi una.
«Oggi per ristrutturare una casetta nell’agro devi essere un latifondista. È una follia. Chi possiede un solo ettaro di terra ha le mani legate, e già un ettaro è una bella superficie».
Soru dice che siete il partito del mattone.
«Soru è il campione della falsificazione. Se lui pensa che qualcuno immagini realmente di bruciare lo straordinario patrimonio ambientale della Sardegna, offende la sua intelligenza più che quella altrui. Lui ha preso la rigida normativa italiana e comunitaria, ottime leggi, e ha buttato tutto nel pentolone. Come diceva Fantozzi?».
Una boiata pazzesca.
«Appunto. Soru crede che per fare una buona zuppa basti andare al mercato e comprare il pesce migliore. Il problema non sono gli ingredienti ma il cuoco. Noi riteniamo di saper cucinare in modo più sapiente ed equilibrato di loro, che sono dei mistificatori. Peraltro è curioso che accanto alla politica di tutela integrale Soru abbia previsto il meccanismo delle intese, che lascia ogni decisione in capo a una sola persona che fa e disfa a proprio uso e consumo».
Cioè egli stesso?
«Anche a sinistra ci sono molti delusi dell’amministrazione Soru, un uomo solo al
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