
Ultime dal fronte dei resistenti: Alessandro Gassmann (nella foto) posta un messaggio indirizzato ad Andrea Cassani, sindaco leghista di Gallarate: «Caro sindaco leggo che nel teatro intitolato a mio padre nella vostra cittadina, ieri è avvenuta la riunione dei partiti di estrema destra europea (neofascisti e nazisti). Se nelle sue intenzioni vi è quella di continuare a ospitare in un luogo di cultura, manifestazioni con slogan razzisti e illiberali, le chiedo di togliere il nome di mio padre al suddetto teatro. Mio padre ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti. Grazie». Vittorio Gassman infatti aveva origini ebraiche da parte della madre, Luisa Ambron e questo portò a misfatti nei confronti dei suoi famigliari.
Ma che cosa era accaduto a Gallarate? Il fatto: sabato scorso, nel teatro Condominio che è stato intitolato a Vittorio Gassmann, si è svolto il Remigration Summit, un vertice, diciamo così, di rappresentanti dell'ultradestra, quattrocento in tutto, contro il fenomeno dell'immigrazione di massa con inviti ai vari governi di provvedere a inserire misure estreme così da evitare «la sostituzione etnica in Europa».
Il sindaco di Gallarate ha replicato con tono di riflessione: «Possiamo vantare quattro teatri, due musei e siamo tra le poche città non capoluogo ad avere un conservatorio musicale. Il fatto che una associazione culturale di ragazzi di destra abbia organizzato un summit pagando la sala non mi sembra affatto un affronto alla figura del grande Vittorio Gassmann, uomo di cultura eclettico che non ebbe mai paura di esternare la propria appartenenza politica e come tutte le persone di valore che hanno fatto la storia del nostro Paese, probabilmente non avrebbe combattuto con la censura aprioristica le idee altrui ma con la forza di idee più convincenti. Ho l'obbligo di garantire la libera espressione del pensiero da parete di chiunque salavo pensieri che siano di per sé lesivi della sfera giuridica altrui o comunque della Costituzione o di qualsiasi altra cosa. Ma è anche vero che, evitando una censura aprioristica, questo episodio ci fornirà comunque lo spunto per rivedere quelle che potranno essere le regole per affittare le sale pubbliche».
Sabato scorso a Gallarate il clima, non quello atmosferico, non era tra i più gradevoli, il raduno o adunata aveva suggerito ad alcune attività commerciali di chiudere i negozi affiggendo cartelli con l'avviso «non intendiamo servire i fasci». Va da sé che la lettera di Alessandro Gassmann ha immediatamente sollecitato l'adesione immediate di una parte politica, alla voce esponenti del Movimento Cinque Stelle in commissione cultura. «Alessandro Gassmann ha pienamente ragione, è inaccettabile che un teatro intitolato a Vittorio Gassmann venga usato per un raduno dell'ultradestra europea promotrice di idee xenofobe e antidemocratiche. È politicamente un gesto coerente e necessario, un atto civile non solo personale, Alessandro Gassmann difende non solo la memoria del padre ma anche l'idea che l'Italia debba restare un Paese fondato sull'antifascismo, sulla solidarietà e sulla pluralità culturale e questo merita sostegno».
Sulla solidarietà e sulla pluralità culturale potrebbe trattarsi di un refuso, considerate le ultime manifestazioni di piazza e al Salone del libro ma questa è un a considerazione difficile da comprendere per chi parla di idee antidemocratiche dopo aver eletto a manifesto il Vaffa Day e il parlamento da aprire come una scatola di tonno.
A riassunto di un contenzioso senza sostanza cito un pensiero forte che mi sembra adatto alle circostanze: «Il senso delle nostre imperfezioni ci aiuta ad avere paura. Cercare di risolverle ci aiuta ad avere coraggio». (Vittorio Gassmann)
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