Effetto sorpresa per la verità su Chiara

Dai pm il fratello Marco Poggi, il condannato Alberto Stasi e l'indagato Andrea Sempio

Effetto sorpresa per la verità su Chiara
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«Adesso parlateci di Chiara». C'è solo un punto dove possono convergere almeno in parte gli interrogatori che oggi metteranno davanti agli inquirenti tre protagonisti delle indagini sul delitto di Garlasco: e quel punto si chiama Chiara Poggi. Lei, la ragazza dagli occhi chiari che di questa storia è stata vittima, uccisa brutalmente a ventisei anni. E che invece nelle indagini e nelle cronache resta quasi sullo sfondo, uccisa senza un perché. Mentre forse proprio dare un perché alla morte di Chiara è il passaggio inevitabile per arrivare alla verità, qualunque essa sia: quella che ha portato a condannare Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara; o quella che ora porta la Procura di Pavia a accusare Andrea Sempio, uno dei migliori amici del fratello minore di Chiara, Marco Poggi.

Oggi vengono interrogati tutti e tre - Sempio, Stasi e Poggi - in contemporanea, con una tattica già vista in passato e sempre in casi precisi: quando i pm volevano giocare sull'effetto sorpresa, ottenere risposte genuine. Non vuol dire che ci saranno colpi di scena, non è certo che i magistrati estrarranno chissà quale asso dalla manica. Ma da stasera, quando gli interrogatori saranno terminati, qualcosa sarà più chiaro (compatibilmente con la probabile secretazione dei verbali).

E il punto più verosimile dove si possono incrociare le testimonianze di oggi riguarda lei, Chiara. Perché nella nuova ricostruzione della Procura di Pavia il delitto del 13 agosto 2007 non fu un delitto d'impeto, come invece dicevano le sentenze di condanna di Stasi (che infatti escludevano l'aggravante della premeditazione). Per i pm, Sempio va in via Pascoli già con la decisione di uccidere Chiara, la ragazza di cui nel verbale di otto anni fa diceva «ogni tanto mi è capitato di incontrarla in casa ma non ci frequentavamo assolutamente». Invece per i pm c'è ben altro. Qualcosa in grado di trasformare Sempio in assassino. Almeno due persone possono aiutare a individuare questo «qualcosa». Uno è Marco Poggi, l'altro è Stasi. Il terzo potrebbe essere lo stesso Sempio, se decidesse di rispondere alle domande. Chi era davvero, per lui, Chiara Poggi? La semisconosciuta che ha descritto nei verbali di otto anni fa? Se le indagini dei carabinieri hanno scoperto qualcosa in più su questo tema, oggi è il momento giusto per chiederne conto a tutti e tre: Sempio, Stasi, Poggi.

Certo, sull'intera vicenda continua a pesare una zavorra: per la giustizia un colpevole c'era già, ed è Stasi, condannato in via definitiva. E allora? Ma ieri arriva il ministro della Giustizia Carlo Nordio a spiegare che, se fosse per lui, Stasi non avrebbe mai dovuto essere condannato.

Dopo avere premesso di «parlare in generale, delle inchieste aperte non parlo» il ministro dice una cosa precisa: che quando un imputato è già stato assolto, come accadde a Stasi, non dovrebbe più essere possibile condannarlo: «Quando un giudice ha già dubitato al punto da assolvere, è difficile che si possa condannare al di là di ogni ragionevole dubbio, come vuole la nostra Costituzione». E ora il «ragionevole dubbio» sulla colpevolezza di Stasi comincia ad averlo anche la Procura.

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