Di Caprio ladro di sogni in «Inception»

«Voglio che la gente esca dal cinema interrogandosi sulla vastità del regno dei sogni», auspica Christopher Nolan, ringalluzzito dai 753 milioni di dollari finora incassati dal suo ultimo parto creativo,il thriller Inception (da domani nelle sale,600 copie) con Leo DiCaprio protagonista, insieme alla «sirena di Francia» Marion Cotillard. Ormai il regista inglese de Il cavaliere oscuro (il Batman riletto in chiave esistenziale), 40 anni e 4 figli con la moglie-produttrice Emma Thomas, ha una partita aperta con l’inconscio: da Memento (sul tema dell’amnesia) a Insomnia (sul degrado del cervello), è tutto un trip intorno ai diversi livelli sensoriali.
Il soggetto di Inception, film (2 ore e 40) che fa un abile surf tra i generi (dal dramma alla fantascienza, passando per il giallo), a Nolan è costato dieci anni di lavoro. «Miravo a qualcosa di letterario. Inoltre da fan di Stanley Kubrick e del Ridley Scott di Blade Runner desideravo costruire una realtà a vari livelli, guardando a Borges», illustra Mr. Batman. Il protagonista Dom Cobb (Leonardo Di Caprio), ladro che carpisce preziosi segreti dall’altrui subconscio, qui si muove sul confine di realtà e virtualità. Tra pareti che si piegano, città che si chiudono a panino su Cobb al servizio dello spionaggio industriale, mentre l’architetta Ariadne (Ellen Page) delinea spazi virtuali, cioè labirinti dove la mente si perde, ecco servita un’esplorazione della realtà alternativa. Dove gli effetti speciali dominano. «Il 3D, comunque, non mi affascina. Mi preoccupo sempre della luminosità dei miei film e col 3D la gente è costretta a indossare gli occhialini. A me, poi, piace lavorare su grande scala. Il 3D, insomma, è più adatto ai videogiochi». Inception, comunque, presto diverrà un videogame.
Nolan entra di diritto tra i maggiori rappresentanti di quel filone tecno-onirico iniziato con Matrix e proseguito con Avatar. «Oggi ci rapportiamo agli altri in modo elettronico e il faccia a faccia è diventato raro. Per questo l'elemento del subconscio m'interessa». Se, per girare Inception, Di Caprio ha letto tomi di psicologia, il regista ha soprattutto cercato di dormire.

Tanto, col mondo onirico si può andare ovunque, compresi i sei paesi nei quali si ambienta il film, concepito per tenere lo spettatore avvinto tra realtà e surrealtà. «Dieci anni fa, magari, l’idea del sogno nel sogno poteva risultare aliena al pubblico. Ma oggi, tra Ipod, videogiochi e sottomenu, l’approccio a una materia tanto complicata è più facile».

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