Un attico e i conti di bilancio. Una vendita per dispetto. Carte bollate. È ghiotta la notizia pubblicata ieri dal sito Dagospia, che parla di contrasti tra Carlo De Benedetti e Jacaranda Falck Caracciolo: il primo, socio di maggioranza del gruppo LEspresso, la seconda, azionista con l11,75% ereditato dal padre, il principe Carlo Caracciolo. Tra di loro sarebbe in corso un litigio sui conti del gruppo e lIngegnere, con un pizzico di perfidia, avrebbe venduto ad altri la casa del principe (di proprietà del gruppo) promessa a Jacaranda. Lo stile di finanza-gossip di Dagospia non si smentisce: «Volano stracci bagnati» è il colorito incipit della notizia. «Lerede del defunto principe è colpevole di aver voluto lavvocato Giovanni Barbara, molto caro a Passera, come presidente del collegio sindacale. Pare infatti che Barbara si sia messo a fare le pulci sui conti del gruppo chiedendo accantonamenti straordinari e destando così il disappunto» del presidente del gruppo, «che per questo motivo anche questanno non è riuscito a distribuire dividendi».
Barbara è stato nominato dallassemblea dellaprile 2009, quella che ha rinnovato lintero cda, e la sua nomina è stata frutto di un accordo tra i soci indipendentemente da suoi rapporti professionali con lamministratore delegato del gruppo Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. Quanto al dividendo, già il cda del 24 febbraio, che ha approvato i conti 2009 da sottoporre allassemblea, aveva annunciato la decisione di non distribuire nemmeno questanno il dividendo agli azionisti, per destinare lutile al rafforzamento della struttura.
Secondo Dagospia la storia ha fatto esplodere la vendetta. «La figlia di Caracciolo - si legge sul sito - era infatti in trattative con il gruppo per lacquisto dellappartamento romano» sito in un edificio storico di via della Longarina «dove, da oltre 40 anni, viveva il principe editore. Un meraviglioso attico con vista sullisola Tiberina di proprietà del gruppo L'Espresso che, a pochi giorni dalla scomparsa di Caracciolo, De Benedetti aveva offerto a Jacaranda di comprare». Una casa non grande ma di prestigio, dove Caracciolo abitava da solo con una coppia di domestici.
A seguito delle diatribe contabili - si legge ancora - LEspresso avrebbe deciso di vendere lappartamento. Lacquirente scelto sarebbe Alessandro Pansa, direttore generale di Finmeccanica: figlio di quel Giampaolo, anche lui tra i veterani dellEspresso e vecchia conoscenza di De Benedetti, recentemente diventato columnist di Libero. Pansa jr ha fatto sapere di non essere interessato. Ma la Caracciolo Falck avrebbe fatto causa al gruppo «per dimostrare che lappartamento in questione non può essere venduto in quanto si affaccia su una terrazza di proprietà di suo padre che non può essere frazionata in alcun modo».
Finirà, come dice Dagospia, a carte bollate? La vicenda «rischia di destabilizzare lassetto azionario del gruppo fondato da Carlo Caracciolo»? Non si sa. Jacaranda, tuttavia, ha un altro fronte «caldo», più spinoso, che riguarda le pretese dei due presunti fratelli.
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