«Cari Azzurri, ci aiutate a volare?»

Si chiama Homeless World Cup, ed è il campionato del mondo degli ultimi: senzatetto, emarginati invisibili, vecchi clochard, nuovi disoccupati, emigranti di tutti i Continenti, comunque persone, persone come noi. Si gioca sul sintetico, ma in piazza, a cielo aperto. Real Madrid e Manchester hanno messo a disposizione tecnici e allenatori, Drogba e Cantona ci hanno messo la faccia per gli spot, Colin Farrell ci ha fatto un film bellissimo e struggente, «Kicking It». Dicono: «Usiamo il calcio per dare dignità e motivazione a chi l’ha persa». Dei 206 partecipanti dell’anno scorso 78 hanno trovato lavoro, 95 una casa, 16 un ingaggio a livello semiprofessionale e 70 hanno ripreso gli studi. Nessuno viene eliminato, alla fine si festeggia insieme. Tutto molto bello. Almeno fin qui. L’Italia è due volte campione del mondo: ha vinto a Goteborg, ha vinto a Edimburgo, nel 2009 organizzerà il mondiale a Milano. Il prossimo invece è a Melbourne, Australia, dall’1 al 7 dicembre. Ci sono tutti, 56 nazioni, 600 giocatori, meno l’Italia. Gli azzurri hanno già tutto: vitto, alloggio, materiale tecnico. Ma i soldi per il biglietto non ci sono. Nonostante gli appelli, le ricerche, le richieste di sponsorizzazione.

L’ultima speranza sono gli azzurri, tutti gli azzurri, da campioni del mondo a campioni del mondo. Così sono nate queste letterine: cari Azzurri se potete, se volete, adottateci a distanza. O almeno adottate il nostro biglietto. Il nostro sogno.
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