La carica degli «smanettoni» Due milioni le auto modificate

da Roma

In principio fu la Fiat 500 Abarth. Erano gli anni ’60 e iniziavano a circolare i primi kit per elaborare l’auto, trasformare anche una semplice utilitaria in un bolide da pista (anche solo dal punto di vista estetico). Da allora la mania di «rifare il trucco» alle automobili è esplosa in Italia. Gli appassionati del cosiddetto «tuning sportivo» sono stimati in 500mila.
Ma non è tutto qui. Perché in realtà sono molti di più gli automobilisti che, pur senza intervenire radicalmente sulla vettura, installano accessori particolari. E secondo una recente indagine dell’Ascar, l’associazione che riunisce fabbricanti, distributori e installatori di tuning risulta però che è di non meno di due milioni di auto il circolante «personalizzato» con componenti e accessori non di serie. I best seller sono naturalmente i cerchi in lega e i pneumatici ribassati (le cui dimensioni e misure consentite sono quelle riportate sulla carta di circolazione), le molle e gli ammortizzatori a beneficio di un assetto sportivo (e di un aspetto estetico), le marmitte con scarichi a uno o più terminali cromati, le appendici aerodinamiche anteriori e posteriori (spoiler e alettoni), le minigonne, le pellicole oscuranti i vetri anteriori, stereo esageratamente amplificati. Il giro d'affari è enorme, stimato in circa 4 miliardi di euro l'anno, di cui il 60% speso all'estero, dove è meno complicato e più economico dotare l'auto di certi valori aggiunti,
A fare più frequentemente ricorso al tuning per uso stradale sono automobilisti 30-40enni, manager, liberi professionisti, industriali e artigiani, cui piace (talvolta a caro prezzo) distinguersi nella massa, suscitare stupore. «Non è raro che i costi di personalizzazione di un'auto superino di gran lunga il suo valore d'acquisto. - afferma Giovanni Mancini, direttore di Elaborare Gt Tuning & Sport Magazine, rivista leader nel settore -. La motivazione più forte è rappresentata dalla passione per i motori e per la guida. E siccome anche l’occhio vuole la sua parte, si interviene anche sulla carrozzeria».
Un fenomeno di costume ma con risvolti da non sottovalutare. Perché spesso i componenti non sono omologati e allora entrano in ballo una serie di problemi: innanzitutto quello della sicurezza. E poi c’è anche un aspetto legale: l’articolo 78 del codice della strada vieta «qualsiasi modifica costruttiva e funzionale dei veicoli a motore senza il preventivo nullaosta della Casa costruttrice o, in alternativa, della motorizzazione civile».

Si rischia il fermo amministrativo del mezzo e se viene modificata anche la potenza del motore, scatta l’evasione fiscale del bollo, come è successo qualche tempo fa a un pilota vincitore di premi nazionali di velocità in pista, sorpreso a 200 all’ora a bordo di un Maggiolino modificato col motore di una Porsche.
Il direttore di Elaborare però prova a difendere la categoria: «Sono i più attenti alla sicurezza».

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