«Famolo strano»?. Ma famolo all’antica, con l’uomo forte. E padri seri, in famiglia, non amiconi. E la commedia? «Io me so rotto de ’sta commedia all’italiana! Ma che c’abbiamo sempre da ride su tutto?Pare che ’sto paese abbia bisogno costante d’intrattenimento! Se non avessi dato un po’ di spessore al mio film, avrei girato la storia di tre vitelloni», sbotta Carlo Verdone, a gennaio sul grande schermo con Posti in piedi in Paradiso , tragicommedia corale sui padri separati e quanto li circonda, scritta da Carlo con Pasquale Plastino e Maruska Albertazzi, prodotta da Luigi e Aurelio de Laurentiis. Se le femministe del Sud, quelle di «OccupyUtero», lo pigliano di petto sul loro blog dandogli del regista piagnucoloso che con la scusa dei poveri babbi divorziati scortica la pelle delle donne, lui risponde volando a Genova, ospite del Festival delle Eccellenze al femminile: illustrerà il ruolo della donna nei suoi film.
Posti in piedi in Paradiso pende dalla parte dei maschi oppressi da ex-mogli tiranne?
«No: sarebbe troppo facile. Nel mio film ci sono tre uomini- Marco Giallini, Pierfrancesco Favino e io - che hanno commesso molti errori. Né prendo, a priori, le loro difese. Certo è che Giallini, agente immobiliare col vizio del gioco, dalfigliose becca un: “A papà, me vergogno de te!”. Qualcosa deve aver combinato. L’unico che non l’ha combinata,sono io,discografico in disgrazia, la cui moglie francese, Diane Fleri, porta la figlia, a Parigi. È gente che ha avuto un crollo nel lavoro, che vive male».
È suo figlio Paolo quello che, nel film, si vergogna del padre. Che rapporto ha con lui?
«Sono un padre presente, fino a rompere i coglioni. Paolo ha le sue timidezze, ma sul set è di una naturalezza spaventosa. Ogni volta che gli chiedo di lavorare per me, gli prometto che sarà l’ultima. Si sta laureando in Lettere e vuole diventare un politico».
Perché questo proliferare di film in cui i figli sono più responsabili dei padri?
«Siamo al punto più basso della mancanza di autorevolezza dentro la famiglia. Nei licei ascolto sempre più la voglia di costruirsi rapporti solidi. Da disastrosi esempi paterni, che cosa può venir fuori? Gran parte delle famiglie ha toppato: i figli salveranno i padri».
«Famolo strano» non funziona più?
«È andato bene per un periodo. Ma ora viviamo nella pornografia ».
Qual è il ruolo della donna nella famiglia e nella società?
«Il femminismo ha fatto cose importanti, poi è andato oltre... La figura della madre deve restare centrale. Mi piace la donna indipendente, ma quand’è maschilizzata crea scompensi».
Nei suoi film i personaggi femminili contano molto. Come si sono evoluti, nel tempo?
«Quando ho iniziato, si sentiva l’impronta femminista. Così io, Troisi e Nuti ci inventammo il maschio inadeguato, messo nell’angolo da una donna forte, come in Io e mia sorella . Poi è arrivato il disastro delle coppie. Avevo numeri doppi, nell’agendina - il cellulare non esisteva- , dato che gli amici si separavano... In Al lupo, al lupo misi tre fratelli, molto soli, alla ricerca del padre: era l’epoca della confusione paritaria. Vedi Viaggi di nozze , con personaggi bipolari, o Grande, grosso, Verdone , dove la volgarità trascende i generi».
Insomma, uomini e donne confusi alla pari?
«Mi sforzo di pedinare il costume... Vedo tante amiche che cercano un uomo vero, forte,all’antica. Basterebbe un uomo degli anni ’50: padri di famiglia fantastici! Ero felicissimo, nei ’50. Ho ricordi meravigliosi di quell’Italia in bianco e nero».
Napolitano dice che dev’esserci posto per i giovani meritevoli.
Ci crede?
«Mia figlia Giulia ama il cinema ma odia mettersi in mostra. Quando le chiesi di lavorare con me, rispose che le scocciava. “Diranno che lavoro perché mi raccomandi”. Così ha mandato in giro i curricula senza dirmi niente. È finita a lavorare alla Warner di Londra, con uno stage durissimo per segretarie di edizione.
Ha resistito. Incontrandomi, gli amici facevano: “Ma Giulia è tua figlia? Potevi dirlo”. Le ho telefonato per chiederle come mai non mi avesse avvertito. “Papà, mi fai un favore? Me la vedo io: non voglio calci inculo”».
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