da Parigi
Il canto dello sciacallo si fa sentire ogni tanto per spargere fango e veleni. «Lo Sciacallo» è il soprannome del terrorista Ilich Ramírez Sánchez, detto Carlos, nato a Caracas (Venezuela) 59 anni fa, reso celebre da una raffica di attentati terroristici (tra cui il sequestro dei ministri dell'Opec nel 1975 a Vienna) e condannato all'ergastolo in Francia, dove è stato trasferito di forza nel 1994 dopo che i suoi protettori mediorientali lo avevano abbandonato perché divenuto troppo imbarazzante. Attualmente Carlos è incarcerato nella casa di pena di Poissy, nella regione parigina, dove ha risposto alle domande dell'agenzia italiana Ansa a proposito degli «anni di piombo».
Le sue affermazioni sul caso Moro e sulle stragi in Italia meritano d'essere analizzate, visto che lo Sciacallo ha bazzicato a lungo negli ambienti del grande terrorismo internazionale, ma non bisogna mai dimenticare che quel personaggio - addestrato a Cuba, in Unione Sovietica e in alcuni Paesi arabi - è abile nella manipolazione dell'informazione non meno che in quella degli esplosivi.
Par quanto riguarda l'affare Moro, lo Sciacallo cerca di accreditare la tesi secondo cui alcuni gruppi palestinesi si diedero da fare fino all'ultimo per salvare la vita dello statista italiano, assassinato trent'anni fa dalle Brigate rosse. Secondo lui, ci fu un estremo tentativo messo in atto da una fazione del Sismi (i servizi segreti militari) per salvare il presidente della Dc. Il piano avrebbe previsto la liberazione, l'8 maggio 1978, di alcuni brigatisti dalle carceri italiane e il loro trasferimento in un paese arabo. Lì avrebbe dovuto giungere anche un aereo dei servizi italiani con a bordo uomini di movimenti terroristici palestinesi (presumibilmente del Fronte popolare di liberazione della Palestina), che avrebbero svolto il ruolo di garanti. Ma il piano saltò. L'aereo italiano - aggiunge Carlos - attese invano, su una pista dell'aeroporto di Beirut, che la situazione si sbloccasse. Sempre secondo Carlos, fu una soffiata di un membro dell'ufficio politico dell'Olp, Bassam Abu Sharif, ad allarmare gli ambienti più intransigenti dei servizi segreti italiani, che avrebbero poi fatto fallire l'operazione. Moro venne assassinato il 9 maggio 1978 dai suoi rapitori.
Quanto allattentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, Carlos crede di sapere «che non fu opera né dei fascisti né dei comunisti, ma dei servizi segreti yankee, dei sionisti e delle strutture di Gladio» e aggiunge: «Non abbiamo riscontrato in proposito alcuna altra spiegazione. Accusarono anche il dottor Habash, che, contrariamente a molti, moriva senza tradire e rimanendo fedele alla linea politica del Fronte popolare per la liberazione della Palestina».
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