Paolo Bertuccio
Premessatecnica. Prima di cominciare a scrivere un articolo, si deve avere ben chiara la sua lunghezza. Questa dipende, fondamentalmente, dall'importanza dell'argomento o dallo spazio disponibile sulla pagina; fatto sta che prima di sedersi alla tastiera occorre mettersi d'accordo sulle dimensioni del pezzo. Dimensioni che, con scarsissima fantasia, in gergo si chiamano «misure». Ecco, sulle «misure» di questo pezzo i giochi di parole, in redazione, si sono sprecati. Perché proprio di misure stiamo parlando: quelle conturbanti ed esagerate che negli anni Ottanta fecero perdere la testa al pubblico italiano del cinema e della televisione. Forme provocanti che, in alcuni famosi casi, battevano orgogliosamente bandiera ligure.
Le «maggiorate», a modo loro, furono un vero fenomeno sociale. Merito delle Tv private, che, a differenza di mamma Rai prigioniera degli ultimi fuochi della censura, potevano permettersi di presentare le loro starlette in abbigliamenti succinti e atteggiamenti provocanti.
«Vedo - non vedo», era la parola d'ordine, con una malcelata preferenza per la prima parte del motto, e fu così che legioni di ragazze dalle forme procaci, a volte esagerate, vennero scritturate per rendere, con la loro presenza, le trasmissioni più piccanti. Tutto il contrario di quel che accadeva sulle passerelle, dove iniziava il trionfo delle modelle cosiddette «stile Biafra».
Questa ventata di novità contagiò presto anche la Televisione di Stato, e così, buttate giù dalle finestre di Viale Mazzini le tristemente leggendarie calzamaglia delle Kessler, tutte le emittenti regolarono la manopola dei vestiti sul «cortissimo». L'ombelico della Carrà era ormai un ricordo lontano ed offuscato, e per i telespettatori italiani, finalmente, fu festa vera.
Curve italiane, dunque, e preferibilmente liguri: basti pensare a Carmen Russo. La storia della celebre showgirl genovese si intreccia con quella di un singolare personaggio, un professore di ginnastica che per hobby fa il talent scout. Il suo nome è Giampiero Menzione, e, negli anni, il suo curriculum si riempirà di nomi che, dall'elenco del telefono di Genova, finiranno nell'affollato firmamento della TV commerciale.
L'incontro tra la Russo e il suo pigmalione avviene a metà degli anni '70, quando la bella Carmen, appena quindici anni ma fisico mozzafiato, è appena stata incoronata Miss Liguria, il concorso che si svolge ai Bagni Lido di Corso Italia. Menzione la prende sotto la sua ala protettiva. Le fa studiare danza, canto e recitazione, perché con un bel corpo e basta di strada se ne fa poca. Lavora sul carattere, sull'immagine e, particolare non secondario, diventa il suo compagno.
Grazie alla volontà di ferro di Carmen e alla bravura del fidanzato-manager nasce l'irresistibile personaggio dell'ochetta supersexy che permetterà alla Russo di bruciare le tappe: a vent'anni è la modella di nudo più richiesta (e pagata) d'Italia; a ventidue è già di casa a Cinecittà e si prende il lusso, tra una doccia e l'altra, di riempire di schiaffoni il malcapitato Alvaro Vitali nel fortunato film «Il tifoso, l'arbitro e il calciatore», fino all'approdo, a metà anni Ottanta, alla corte di Silvio Berlusconi, l'allora «Sua Emittenza».
È dal palcoscenico di «Drive In» che Carmen Russo incanta definitivamente i maschi italiani: un autentico oggetto del desiderio, che si trasforma in un leggiadro angelo quando balla con il coreografo Enzo Paolo Turchi, suo nuovo amore. Per le reti del Gruppo Fininvest, Carmen è un'istituzione. Leggendaria la sua rivalità con la collega Nadia Cassini, che oppone a quelli della genovese argomenti altrettanto validi. Il passaggio alla Rai, alla fine del decennio, coinciderà con la fine del periodo d'oro, anche se la carriera della Russo continua ancora oggi in maniera dignitosa.
I Bagni Lido furono galeotti per un'altra sirena della televisione: Sabrina Salerno fu notata, una mattina, sulla spiaggia dal comico Orlando Portento. Capelli cortissimi, fisico perfetto nonostante i quattordici anni di età e occhi che «miran al Vaticano», come più avanti verrà descritto dai giornali spagnoli il suo strabismo di Venere. I concorsi di bellezza dovevano essere all'ordine del giorno, in quello stabilimento, visto che la sera stessa la Salerno vinse lo scettro di Miss Lido, kermesse cui l'aveva iscritta Portento subito dopo averla vista, per poi raccomandarla caldamente a Giampiero Menzione, il quale si prese subito cura degli interessi e dell'immagine della giovane aspirante showgirl.
Anche Sabrina venne scritturata dalle emittenti del Biscione, ed esordì nel 1985 con «Premiatissima», al fianco di Johnny Dorelli. Più che in televisione, però, fu in discoteca che la Salerno si tolse le più belle soddisfazioni, confezionando un pregevole mazzetto di ammiccanti successi danzerecci cantati in inglese. Una bella voce, ma anche un seno prorompente. Talmente prorompente che finì al centro di una polemica che gli amanti del trash ancora oggi ricordano con le lacrime agli occhi. La Salerno fu accusata dalla concittadina Angela Cavagna, lei naturale al cento per cento, di aver facilitato il lavoro di Madre Natura per mezzo di abbondanti dosi di silicone. Strascichi in tribunale, tarallucci e vino finali.
Della seconda generazione, per così dire, fa parte la lavagnese Fanny Cadeo, che arriva nei primi anni '90 a rimpolpare la folta colonia ligure di Milano Due, rispondendo alla chiamata di Antonio Ricci.
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