Milano - Così non si può andare avanti. Perché il divario tra il prezzo industriale dei carburanti tra Italia e Paesi europei ha ormai raggiunto «un limite insostenibile». Occorrono dunque «interventi strutturali», da adottare senza perdere tempo, così come richiesto peraltro da Bruxelles. È il giorno in cui il petrolio stabilisce l’ennesimo record, volando ben oltre la soglia dei 127 dollari il barile (127,82 il top di seduta), la verde tocca 1,491 euro il litro e il gasolio quota 1,489, e così il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, convoca «urgentemente» in via Veneto i rappresentanti dell’Unione petrolifera (Up) e delle compagnie.
L’incontro dura poco più di un’ora, quanto basta ieri per mettere le carte in tavola e ragionare sulle cifre a disposizione del ministero. Quelle che mostrano uno scarto record dei listini carburanti in Italia (al netto della componente fiscale, cioè Iva e accise) rispetto alle medie europee: più 5,9 centesimi nei confronti dell'Ue a 27, mentre con la sola Eurolandia lo stacco è di 4,6 cent per la verde e di 5 centesimi per il diesel. Scajola esorta i petrolieri «a un’oculata politica dei prezzi e a pratiche commerciali che massimizzino l’efficienza e soddisfino i consumatori» e annuncia la costituzione di un tavolo permanente allo scopo di tenere aperto il dialogo con tutti i soggetti interessati. E, soprattutto, invita le major ad adottare misure sostanziali e non temporanee, anche «per far rientrare la procedura d’infrazione europea per i vincoli all’installazione di distributori di carburanti». Provvedimenti che l’Unione europea ha chiesto entro il mese di giugno.
La riunione con Scajola ha solo in parte soddisfatto i petrolieri. Pasquale De Vita, presidente dell’Up, promuove infatti l’idea di «costituire un tavolo permanente» e sottolinea di aver percepito la volontà del ministro «di avviare una consultazione molto rapida per affrontare i temi della rete», i cui nodi legati all’assetto sono appena stati accennati durante l’incontro. Fuori dai colloqui sono inoltre rimasti sia «il tema di interventi sulle accise», sia quello «di eventuali sacrifici per la categoria» di cui aveva fatto menzione il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Ma sulla questione prezzi, i petrolieri non ci stanno a finire sul banco degli imputati. Secondo De Vita, innanzitutto, gli stacchi di prezzo non si possono esaminare giorno per giorno «in una fase di mercato isterico». Il confronto fatto a partire dal primo gennaio mostrerebbe invece un divario con l’Europa identico a quello dello scorso anno. In ogni caso, aggiunge De Vita, «dal primo marzo a oggi le quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi sono aumentate di 8-9 centesimi, mentre in Italia sono salite della metà».
Sul fronte petrolifero, in concomitanza con i picchi raggiunti ieri dalle quotazioni,
l’Arabia Saudita ha fatto sapere di aver aumentato di 300mila barili al giorno la produzione dallo scorso 10 maggio, ma solo «per compensare - ha spiegato il ministro Al-Naimi - il minor output da parte di altri Stati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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