«Se si pensa al regime fascista si fa un confronto umiliante con il presente: il dittatore fascista era attento alla sua immagine di amico del popolo, era di vita privata modesta, di peccati nascosti. Si dirà che nel regime fascista si rubava poco perché c'era poco da rubare e che l'attuale abbondanza è una delle ragioni della corruzione generale, ma anche nella dittatura alcuni ritegni, alcune vergogne, alcuni timori di una punizione restavano». Il camerata che avete appena ascoltato tessere l'elogio del regime è Giorgio Bocca e la citazione non risale all'epoca in cui era un giovane fascista. Ma appare ne l'ultimo «Venerdì» del quotidiano La Repubblica .
Fa il paio con il recupero del fascismo nel paragone con il berlusconismo che ha fatto il Grande Vecchio comunista Alberto Asor Rosa, secondo cui il fascismo era dentro una tradizione nazionale, aveva un rapporto stretto con il risorgimento. E fa il terno con quanto ha detto di recente Andrea Camilleri: «Sotto il fascismo ero più libero dei giovani d'oggi ». Potrei continuare fino al gesto simbolico di Napolitano che l'altro giorno è andato a visitare Palazzo Venezia e la sala del Mappamondo, fino ad affacciarsi allo storico balcone, senza sporgersi, per timore di fotografi appostati. E ha detto: «Quant'è piccolo ».
Infatti era uso single o monoduce.
Come definire questa nuova corrente di sinistra che rivaluta il fascismo? Propongo alcune definizioni. Rinnegazionismo, nel senso che rinnegano le loro matrici antifasciste, partigiane o comuniste. Dispettonismo, perché spinti dal dispetto a Berlusconi. Tardoneofascismo perché sono passati dal vetero-antifascismo da sinistra senile a un nuovo filofascismo da sinistra puerile. Retrovisionismo, versione posticcia del revisionismo che si fonda non sulla ricerca storica ma sullo specchietto retrovisore.
Disperazionismo, perché riscoprono il fascismo per disperazione rispetto al presente e alla morte di sinistra, destra, comunismo e partiti.
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