«Caro Prodi, chiedi fiducia ma la tua politica è marcia»

Il quotidiano di Rifondazione: «Sul welfare non una, ma cento e mille mobilitazioni»

«Caro Prodi, chiedi fiducia ma la tua politica è marcia»

da Roma

«Ora siamo noi che scriviamo al premier, che se vuole può pubblicare questa lettera sul suo sito...».
Il carteggio infinito tra Romano Prodi e Rifondazione comunista prosegue, stavolta sulle colonne di Liberazione. Dove l’economista di area comunista Emiliano Brancaccio, per conto dell’organo del Prc, infilza il premier e il ministro Padoa-Schioppa, spiegando loro «perché la politica del governo è antipopolare e comunque non funziona». Anzi, peggio: «Può darsi che questo governo meriti ancora uno scampolo di fiducia, ma la sua attuale politica economica certamente no», perché la sinistra «finora non è riuscita ad impedire» a Prodi «di muoversi lungo la stessa linea di sempre, quella di Ciampi e dei suoi boys, quella della deflazione». Una linea che sarà pure «compatibile col famigerato programma», ma è «marcia fin dalle premesse». È dunque auspicabile un autunno non caldo, ma addirittura «rovente». Fatto non di una, ma di «cento e mille mobilitazioni della sinistra». E non solo contro «il nefando protocollo» sul Welfare, ma contro l’intera politica economica di Palazzo Chigi.
«Caro Prodi, ma di che cosa si lamenta? Nella lettera prima inviata a Liberazione e Manifesto e poi stizzosamente ritirata, lei si mostra amareggiato per l’annuncio di una mobilitazione autunnale delle forze della sinistra. La sua reazione ci pare sorprendente - scrive Brancaccio -. Poteva la sinistra restare ancora a guardare, accettare supinamente l’ennesima stretta sulle pensioni? Poteva mai la sinistra tollerare che il precariato fosse reso eterno? Insomma, caro Prodi, il suo pare davvero un incomprensibile mugugno».
Rifondazione, insomma, promette di farsi ritrovare alla ripresa politica già sul piede di guerra, in vista della mobilitazione preannunciata per il 20 ottobre, che dovrebbe essere una sorta di battesimo del fuoco per la futura Cosa rossa. Che però appare già divisa, con la Sinistra democratica di Mussi che tentenna assai sullo scendere in piazza contro Prodi. Per questo il capogruppo del Prc Giovanni Russo Spena assicura: «Non sarà una mobilitazione contro il governo». Perché «non vogliamo farlo cadere», come spiega il segretario del Pdci Oliviero Diliberto sul Manifesto, bensì «spostarne a sinistra l’asse», contro l’«arroccamento delle posizioni più moderate dell’Unione», a cominciare dal Partito democratico. A ottobre, spiega Russo Spena, va «riaperta la discussione» su welfare e pensioni, per «migliorare» gli accordi finora raggiunti.

Il pericolo che la sinistra massimalista vede all’orizzonte è quello che il verde Paolo Cento definisce «il tentativo neocentrista di introdurre maggioranze variabili in Parlamento» quando si discuterà del welfare (o della legge elettorale). Tentativo coltivato da Cisl, Udc e da pezzi di Pd «con l’unico scopo di mandare in crisi la maggioranza e aprire la strada a governi istituzionali».

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