Caro tazzina da prendere con filosofia. Se per il Codici è la prima amara sorpresa al rientro dalle vacanze, per lassociazione degli esercenti è il male minore. In fondo, dicono, a Roma la tazzina costa sempre meno che in altre capitali dEuropa. Cominciamo dal Codici che accerta limprovviso aumento di 10 centesimi in gran parte dei bar della capitale. Le proteste dei cittadini non sarebbero tardate a pervenire al Centro per i Diritti del Cittadino che così ieri mattina ha sguinzagliato una task-force. Obiettivo: verificare sul campo. Come volevasi dimostrare. «Il costo per una tazzina di caffè è variabile dal centro alla periferia della città - fanno sapere dal Codici - ma laumento che effettivamente è stato riscontrato è costante, 10 centesimi appunto, sia che il caffè lo si sorseggi in pieno centro, a Campo de Fiori sia che lo si gusti a Cinecittà, periferia est della capitale. Per cui si è passati, nel giro di un mese e incomprensibilmente, dai canonici 0,60, 0,80, 0,90, 1,50 euro, a seconda delle zone esaminate, a 0,70, 0,90, 1, 1,60». «È anomalo che un elevato numero di bar della capitale abbiano attuato lo stesso rincaro - aggiunge il segretario nazionale Ivano Giacomelli- a giudizio del Codici si tratta di unintesa restrittiva della concorrenza». In settimana lassociazione invierà una segnalazione allautorità Garante e al sindaco Gianni Alemanno per far sì che intervengano «in maniera capillare sulla questione».
Fin qui chi il caffè lo consuma al bar. Chi invece lo vende la pensa diversamente e tira in ballo una questione più generale. Quasi morale. «Il caffè a Roma è uno dei prodotti più economici rispetto alle altre città dItalia (bugia) e dEuropa. Comunque i gestori cercano di tenere il prezzo più basso perchè la caffetteria non è un settore che fa reddito» ribatte il presidente della Federazione italiana pubblici esercizi della Confcommercio di Roma, Nazareno Sacchi.
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