«Caro Vauro, ti lamenti ma tu hai censurato me»

Mica tutti sono coraggiosi e incoscienti come Davide. Golia è una brutta bestia, è grosso e fa paura. Se poi Golia è Vauro Senesi, che armato di carte bollate ti intima di cancellare un commento sgradito dal tuo piccolo blog, tu obbedisci e mosca. E pazienza se il Golia della matita ora si finge Davide e urla al regime. Tu, avvocato Giuseppe Nitto da Napoli, hai poco da farci. E cancelli quel commento.
Avvocato Nitto, il censurato l’ha censurata?
«Minacciato, più che altro. E tutto per una delle sue solite, disgustose vignette».
Si consoli, è di stretta attualità...
«Era il 2006 e Vauro ad Annozero ritrasse Magdi Allam come un jihaidista, coi giornali al posto dell’esplosivo, che urlava “Allam akhbar!”».
La cosa la turbò?
«Molto. Così scrissi sul mio blog In partibus infidelium dei giudizi di fuoco contro Vauro».
Fuocherello, falò o incendio?
«Be’, il mio sito riporta analisi politiche internazionali, opinioni. Sono un avvocato, moderato e pacifico. Ma quella volta ero fuori di me e - al termine di un lungo articolo - gli diedi del pezzo di m...».
Lui usa parolacce come il parmigiano sulla pasta, avrà sorriso...
«Per niente. Mi ha fatto scrivere da uno studio legale dicendo che lui e la famiglia erano spaventati dalle mie parole, “lesive della sua integrità fisica e morale”».
Addirittura...
«Sì, e dato che era nelle mani di uno studio legale che segue tutta la banda - da Gino Strada a Santoro - e che è specializzato nel chiedere i danni, mi spaventai. Così cancellai il commento e finì tutto lì».
Chissà quanti lettori lessero quell’insulto, però...
«Il mio blog ha 200 contatti al giorno, per lo più amici. Non è mica il sito di Beppe Grillo. Al momento ci sono 22 post e zero commenti: non ha alcuna eco mediatica».
Mai nessun altro le ha chiesto di rimuovere il contenuto del blog?
«Mai. C’è chi mi insulta, magari. Qualche giustizialista e filopalestinese. Ma le carte bollate no, mai».
Certo, non è che fosse una guerra alla pari...
«Ma a Vauro piace vincere facile. È un bulletto. Con il mio blog che non visita nessuno fa il prepotente. Con la Rai e il governo fa la vittima, è il suo gioco intimidire i piccoli e immolarsi coi grandi».
Dice che è diritto di satira...
«È il suo scudo per fare politica. Però i diritti hanno un contenimento: di solito è il rispetto delle tragedie e della persona, la coscienza. Ma questi perseguono l’esagerazione sistematica e se ne fregano».
Cercano il martirio?
«La sparano sempre più grossa per suscitare indignazione e utilizzare quel sentimento come dimostrazione di censura. Ma non sanno cosa sia la censura, con i gambizzamenti sotto casa... In Italia c’è una libertà incredibile. Quello che manca è il rispetto».
Però Vauro la sospensione se l’è beccata...
«Sacrosanta. Magari capisce che non tutti i 60 milioni di italiani ridono delle sue vignette. C’è anche chi le considera orrende e non apprezza la sua cattiveria gratuita».
Provoca. Non è il suo mestiere?
«Lui è il Caruso della matita. Una persona intelligente che cerca pubblicità con gli eccessi. I guai li cerca. Quando Berlusconi disse che avrebbe preso le generalità a chi lo ingiuriava, lui si disegnò col cartello “stronzo” con tanto di codice fiscale. Se non è harakiri questo...».
Sul suo sito ci sono le foto di Craxi e del Papa, sotto la bandiera israeliana: l’esatto contrario dell’ideologia santorina. Ma perché guarda Annozero?
«Mi voglio meravigliare dei limiti che oltrepassano. Poi mi arrabbio, i miei figli si spaventano e io spengo».


Dica la verità: si è un po’ pentito di aver calato i calzoni quella volta, eh?
«Decisamente sì. Avrei dovuto dirgli: “Te lo meriti, parla con il mio avvocato e querelami”. Ma volevo evitare la lite. Però non è detto che non ripubblichi quegli insulti ora. Tanto sono sempre attuali».

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