S. Margherita di Pula (Cagliari)
Per lui la felicità è «una serie di cose da vecchie zie», a partire dalla salute. Così Leonardo Pieraccioni, che ha scoperto quanta gioia può dare l’essere padre (la compagna Laura Torrisi gli ha dato Martina sei mesi fa), si tuffa in un mare di ottimismo. E aggirandosi in un villaggio vacanze, travestito da subacqueo con pinne gialle, cerca lei, la bella di turno, che si chiama Ariadna e incarna la classica modella brasiliana con gambe da fenicottero.
È Finalmente la felicità, il film di Natale targato Medusa (con Levante, la casa di produzione pieraccionesca), che in questi giorni batte il ciak sullo sfondo del mare sardo. Cinque milioni di budget; Rocco Papaleo e Thyago Alves, l’Adone dell’Isola dei famosi tra i neo-arruolati nel cast, che comprende Shel Shapiro e Maurizio Battista, oltre a un’apparizione live di Maria De Filippi, ecco la commedia natalizia del comico toscano. «Io faccio Benedetto Parisi: ecologista, idealista e professore di musica all’Istituto Luigi Boccherini di Lucca, ramo controfagotto. Strumento che nessuno vuol suonare, ma cosa sarebbe Mozart, senza controfagotto? Ho l’orecchio assoluto, dunque capto ogni nota e vivo nel mito del filosofo naturalista Charles Fourier, ossia vivo d’istinto. Un istinto che mi porta ad attaccare tutti gli strumenti al muro: desidero che i miei allievi, entrando in classe, scelgano quale strumento suonare, seguendo l’ispirazione», spiega il regista, pronto a sconfiggere Aurelio De Laurentiis nell’agone di dicembre.
Niente paura: la serietà didattica di Leo dura poco, perché quella vena banal-surreale da ragazzaccio, che con l’ideuzza de Il ciclone portò a casa 78 milioni, subito affiora. «Nel film, mia madre viene misteriosamente uccisa da Barbara Bouchet e dopo la sua morte scoprirò l’esistenza d’una sorella adottiva: chiamato dalla trasmissione di Maria De Filippi C’è posta per te, mi prenderà un colpo. Mia sorella Luna, l’esordiente Ariadna Romero, non è più una bambina e vive in un mondo d’eleganza ed estetismo, diverso dal mio». A questo punto, nella divaricazione dei valori - da una parte il prof tutto sogni e dall’altra la top-model tutta gambe - affiora il concetto-base di Finalmente la felicità. Si tratta del binomio «memoria&fiducia», ovvero di quell’espediente psicanalitico per cui occorre lasciarsi andare, ricordandosi che qualcuno sarà pronto ad accoglierti. E qui c’è lo zampino di Giovanni Veronesi, insieme a Pieraccioni sceneggiatore del soggetto, firmato anche da Domenico Costanzo. «Tutto quello che serve a rilassare porta la felicità. Musica e soavità a tutto spiano!».
Naturalmente, in tale ricerca di melassa svolge un ruolo baby Pieraccioni. «Avere una figlia è gioia piena: quando la guardo, mi sembra che mi dica ciò che sto pensando... qui le dedico un’inquadratura», svela l’ex-cabarettista, che mai rinnega i suoi esordi in semplicità. «Che belle piazze avevamo, da ragazzi, con Giorgio Panariello! Giravamo paesi e città facendo il pienone. Eppure, tra una risata e l'altra, ho scritto libri d’immane tristezza, per dirla con il mio amico Francesco Guccini. Ma preti e comici si nasce e la sindrome del cabarettista mi rimane». E mentre incombe il referendum sull’acqua e sul nucleare, Pieraccioni batte il tasto ecologista, confidando nelle giovani generazioni. Su una cosa, però, non molla. «Il mio compito è divertire. M’impensierisco se i critici parlano bene dei miei film e non ho certo la sindrome del David di Donatello.
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