RomaSaltato il «tappo» Fini, il governo Berlusconi va avanti con la terza riforma, dopo federalismo e università: quella costituzionale sulla giustizia. Ma mentre si prepara il testo definitivo, che giovedì il Guardasigilli Angelino Alfano presenterà ad un Consiglio dei ministri straordinario, scoppia il caso della «prescrizione breve».
Riguarda la proposta di legge presentata da Luigi Vitali del Pdl alla Camera, che il suo partito subito disconosce. Interviene il plenipotenziario Niccolò Ghedini, che in una nota la definisce una iniziativa personale «non concordata con la Consulta Giustizia del Pdl». Poi aggiunge che si chiederà il ritiro immediato di «quella parte di ddl che potrebbe offrire strumentali polemiche, in particolare per ciò che riguarda la prescrizione».
Le polemiche già sono scoppiate, con il Pd che parla di «vergogna», di «proposta sconcertante». In particolare, quando prevede che per un imputato incensurato, oppure over65 , il giudice debba applicare sempre e comunque le attenuanti generiche, con riduzione dei tempi di prescrizione del reato.
A Vitali arriva una telefonata di Ghedini, non proprio amichevole. E lui corre subito ai ripari: spiega che il testo non è ancora stato pubblicato e riconosce che quella norma «potrebbe indurre ad uninterpretazione non voluta». Ghedini gli ha chiesto di precisarne meglio la «reale ratio» e lui insiste che non vuole introdurre la prescrizione breve, ma ridurre la pena per imputati incensurati o con oltre 65 anni di età. Lobiettivo, spiega Vitali, è «ridurre il debito giudiziario nel settore penale». Comunque, la formulazione della proposta sarà rivista. O il testo finirà in un cassetto.
Si tratta del restyling di un vecchio progetto di Fi del 2001: 44 articoli in cui si riforma, di fatto, gran parte del codice di procedura penale. Prevede che le attenuanti prevalgano sulle aggravanti, quando «per effetto della diminuzione della pena il reato risulti estinto per prescrizione» e che, anche nella fase delle indagini preliminari, il giudice pronunci una «sentenza inappellabile di non doversi procedere». Cè anche lidea di far giudicare i magistrati alla Corte dAssise (2 giudici togati e 6 popolari), allargando le sue competente a molti reati, come cui quelli contro la pubblica amministrazione. Inoltre, si stabiliva linutilizzabilità degli atti dindagine se il pm non avesse rispettato i termini di legge per esercitare lazione penale. Per lopposizione così si cancellerebbe il processo sul «caso Ruby», visto che Silvio Berlusconi è stato iscritto nel registro degli indagati dopo gli altri imputati.
Una piccola bufera, insomma, che sposta lattenzione da una riforma della giustizia «in dirittura darrivo», secondo il Pdl, sicuro dellappoggio della Lega.
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