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A casa anche Ronaldo Il gol del solito Villa trascina le Furie rosse

Il derby iberico. Il Portogallo regge un tempo alla grande e sfiora il colpaccio. Dubbi sulla rete spagnola: fuorigioco

A casa anche Ronaldo Il gol del solito Villa trascina le Furie rosse

La guerra la vince il bambino. Spagna-Portogallo è David Villa, una specie di condottiero in miniatura. Si porta un Paese sulle spalle, ancora. Non lo dirà, perché ha provato a farlo dopo la vittoria sull’Honduras e s’è sentito dire che è un «esagerato». Tocca agli altri dirlo, stavolta. Perché Villa è l’uomo che chiude una partita che non è solo calcio. Sei secoli di sfide, il mare, la terra, le colonie, Dio. Re, regine e sudditi, una rivalità che la lingua non spiega fino in fondo e i libri di storia neanche. Figurati un campo da calcio. Servono gli uomini, anche se sono piccoli.
Allora ecco lui: segna e fa quattro nel tabellino dei marcatori del mondiale. Significa primo, in condivisione con Vittek e Higuain. Significa che è solo a meno due da Raul, cioè dal giocatore che più ha segnato con la maglia della Spagna. La freccia è già accesa: Villa ha appena cominciato il sorpasso. Forse sarà finito prima che questo Mondiale chiuda. Importa? Non adesso. Oggi è soltanto il giorno dopo Spagna-Portogallo, cioè quella cosa che nessuno ha saputo spiegare per tre giorni. Perché a questa sfida non s’era preparato nessuno: mai giocato contro in un Mondiale, Spagna e Portogallo. Stanno lì, parenti da sempre, come noi e la Francia, ma di più, come Francia e Inghilterra ma di più. Eppure mai, per un incrocio di coincidenze che non si sono verificate, per quella bizzarra storia della pochezza iberica nella Coppa del Mondo: la Spagna non ha mai superato i quarti di finale, il Portogallo spesso non è neanche arrivato a giocare il Mondiale. L’avevano preparata come una sfida fra due mentalità, questa partita. Il calcio bello e un po’ arrogante della Spagna, quello un po’ triste dei portoghesi: una vita a dimostrare di essere qualcosa di più che semplici palleggiatori e diventati una specie di catenacciari in grado di non prendere solo un gol prima di ieri e di farne sette, ma soltanto alla Corea del Nord. La variabile in grado di cambiare tutto avrebbe dovuto essere Cristiano Ronaldo. Lui e il suo presente. Lui contro la Spagna, contro gli amici di Madrid, contro se stesso. Lui che è arrivato a questo Mondiale secondo soltanto a Messi. Leo ha giocato come sempre, senza mai segnare. Ronaldo no. Stella spenta, eppure considerato il massimo da molti. Un po’ attore da film e un po’ grande vecchio nonostante l’età: il Portogallo e anche gli altri, l’hanno preso come uno da rispettare per il nome più che per il gioco. Il Portogallo l’ha fatto capitano durante la preparazione al Mondiale. Il più brillantinato del gruppo costretto a fare il fratello maggiore: prima degli altri all’allenamento, dopo degli altri nell’ingresso negli spogliatoi. Gli hanno dato il premio del migliore giocatore del match in ogni partita. Così a prescindere. Ecco, lui lo ha sempre consegnato a un compagno, anche quello preso dopo il gol con la Corea del Nord. L’ha dato a Tiago. Bravo Ronaldo. Bravo e però vuoto. Perché ieri s’è sfaldato. Il derby l’hanno vinto gli altri. Cr9 è sparito. Villa no. Villa c’è. Più di ogni altro spagnolo in questo momento, più di Fernando Torres che fatica come un matto a entrare anche in campo. Villa è la speranza di prendersi quello che la Spagna forse non credeva più di poter conquistare.
La partita d’esordio contro la Svizzera ha fatto paura a questo gruppo di fenomeni e anche a tutto il Paese. Poi è arrivato David: due gol all’Honduras, uno alla Svizzera, uno ieri. Lui che è l’opposto del rivale del match. Ronaldo leader per investitura, lui leader per merito. Protagonista, motivatore, matador. Si vede da come esulta, da torero che ha appena infilzato un toro. Era in fuorigioco ieri? Forse. A lui, alla Spagna non interessa. Non c’è Torres, ma c’è lui. Che non parla e quando lo fa rischia di sbagliare. Su una scarpa ha i nomi delle figlie, Zaida y Olalla, sull’altra le iniziali D&P, David e Patricia: lui e la moglie. Li mette in porta a turno. Uno a partita, almeno. La Spagna si prende il Paraguay, poi forse l’Argentina.

Villa si prende la Spagna.

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