Una casa disegnata su misura da Roberto Biagini

Il poeta degli stilisti: «Tutto l’arredo deve essere composto da oggetti che hanno una loro storia»

Una casa disegnata su misura da Roberto Biagini

Antonello Mosca

Ha cominciato a disegnare a vent'anni, con l'intenzione di creare capi di abbigliamento maschile e accessori ispirati alla più alta qualità. Una strategia che è risultata vincente, con un successo che ha confermato come i suoi prodotti siano davvero il «non plus ultra» in questo campo. Roberto Biagini, stilista che ogni anno, come un poeta, presenta la sua collezione introducendola da alcuni versi poetici dedicati alla propria vita e al suo modo di pensare, è personaggio di grande valore, profondo conoscitore del suo mestiere e appassionato di tutto quanto può rappresentare il bello. Così Biagini non poteva non amare la casa e l'abitare ed afferma: «Il tema della casa mi appassiona, e penso che sia cosa che interessi la maggior parte degli italiani. Fa parte della nostra cultura avere una abitazione, soprattutto di proprietà. Io stesso, poco tempo dopo aver iniziato il mio lavoro, ho investito in “quattro mura”, e sono quelle dove ora vivo. Contengono i miei pensieri, i miei affetti, i miei ricordi: tutto quello che mi è più caro».
Con quali criteri ha iniziato ad arredarla?
«Penso che una casa si debba arredare con il piacere di vedere e la sensazione di toccare. Un'esperienza sensoriale quindi, che si rinnova e si prolunga nel tempo, e che deve trovare un senso in tutte le sue componenti. L'arredamento non deve solo abbellire un interno, ma deve essere composto da oggetti che abbiano un loro ruolo, una loro storia, ed abbiano una giustificazione».
C'è uno stile che preferisce?
«Mi sento di affermare che Roberto Biagini ama lo stile Roberto Biagini, vale a dire uno stile lineare, raffinato, sia nelle scelte classiche che in quelle contemporanee».
Lei possiede numerose opere d'arte.
«Certamente, ma il ragionamento che più mi piace è quello di considerare l'arte presente non solo all'interno della mia casa ma anche in tutta la mia vita. Infatti per me la vita stessa è arte. Ogni cosa che viene costruita, curata, inventata deve essere considerata come arte. Perché è arte tutto quello che l'uomo realizza con le proprie capacità, intellettive e manuali, e soprattutto quando si parla di attività manuali che purtroppo vanno piano piano scomparendo. Lo riscontro nella mia attività, dove molti abiti sono realizzati interamente a mano e le persone che sono in grado di farlo sono veramente poche. Forse occorrerebbero più scuole, in tutti i diversi settori, nelle quali questa manualità si mantenga, si sviluppi, coinvolgendo i giovani nell'idea di non perdere questo straordinario modo di “fare arte”».
Lei è anche un amante della tecnologia.
«Sì, questo settore mi entusiasma, e ne seguo gli sviluppi, le novità, i prodotti che appaiono giorno dopo giorno. E il mio studio è ricco di tutto questo, per lavorare, vedere il mondo, studiare, ascoltare».
C'è un locale della sua casa che più la interessa?
«Quello che amo in particolar modo, e forse perché sono un toscano, è la cucina. Amo la buona cucina, anche cucinare un po' meno. In ogni modo a questo locale io ho dedicato molto tempo in fase di realizzazione: appassionandomi nella ricerca dei materiali, studiandone i colori, cercando i pezzi e i mobili in maniera che fossero davvero unici. È interamente in muratura e quindi è stata proprio realizzata “al centimetro”. Credo che la cucina sia un ambiente, sia per quanto riguarda il suo arredamento che per la disposizione dei diversi pezzi, abbia la caratteristica di una lunga durata e ciò che può variare nel tempo sta nelle attrezzature».
Ha disegnato mobili per i suoi interni?
«Mi sono impegnato a disegnarli tutti, altrimenti non l'avrei potuta vivere. Così come nei miei negozi e nei miei show room ho disegnato tutto io».


E di questi mobili ce n'è qualcuno preferito?
«Sono tutti importanti per me, perché ciascuno di loro è nato da un'idea, è destinato ad un certo uso, ha una sua storia, che a volte è stata anche lunga e a volte sofferta».

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