Politica

«La casa in Romania e soldi Ecco il prezzo per andar via»

«Stiamo vivendo un’emergenza Occorre monitorare i campi e ridurre il numero degli zingari»

da Roma

«Fino a quando quello dei rom viene visto come un problema, sarà difficile trovare una soluzione» dicono all'Opera Nomadi. E che cos'è? «Un'emergenza umanitaria». Per questo Massimo Converso, il presidente, chiede che la situazione sia presa in mano dalle prefetture: «Sono le uniche ad avere il controllo del territorio». Ma di fronte all'emergenza umanitaria c'è chi se ne approfitta. Cinquecento euro di reddito garantito al mese e la ristrutturazione della casa in Romania: sono le condizioni poste da alcuni gruppi rom per tornare nel loro Paese.
Gli sgomberi non bastano più?
«Gli sgomberi hanno frammentato gli insediamenti. Sono stato a Cosenza e ho trovato il campo rom triplicato».
Deve essere ridotto il numero di rom presenti in Italia?
«Certamente. Così non si può andare avanti».
Come?
«C'è assolutamente bisogno di intervenire in Romania per mettere fine alla rapina dei salari. La situazione è peggiorata dopo la caduta di Ceacescu. I rom sono tornati ai livelli degli Anni '40 e sono stati lasciati senza controlli
Prodi ha detto che è un problema complesso...
«Prodi e il ministro Ferrero hanno detto cose senza capo né coda. Il governo non ha un programma. Il ministro dell'Interno Amato ha incontrato il 28 giugno un cantante (ndr, zingaro), Santino Spinelli, e un sacerdote. Si affidano a persone senza esperienza».
E l'Opera Nomadi?
«Mai ricevuta. Ci sono nei nostri confronti delle pregiudiziali politiche, l’Opera Nomadi non è schierata».
Com'è venuta fuori questa storia di un salario di 500 euro al mese chiesti dai Rom per lasciare l'Italia?
«Il sindaco Veltroni sta cercando di sapere quanti rom siano disponibili ad andarsene. Solo tre insediamenti hanno risposto: un reddito mensile di 500 euro e la casa ristrutturata e torniamo in Romania».
Che altro sta predisponendo il sindaco Veltroni?
«Credo che voglia allontanare chi sta in un campo da più di un anno».
Come?
«Ci sono stati negli anni scorsi casi riusciti di “allontanamento assistito” a Mestre e Venezia. Lì erano serbi e bosniaci. Certo, i numeri erano decisamente più ridotti».
Come se ne esce?
«Bisogna monitorare ogni singolo accampamento. Per questo chiedo l'intervento delle prefetture con il nostro aiuto e della protezione civile. Nella prima fase. Poi bisogna avviare programmi di scolarizzazione, di formazione, interventi sanitari.

Bisogna al più presto vaccinare 20mila bambini».

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