Napoli - La Direzione investigativa antimafia
di Napoli ha eseguito tre provvedimenti di sequestro emessi
dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Santa
Maria Capua Vetere a capo di 19 imprenditori del Casertano
considerati prestanome di tre clan, i Casalesi fazione
Bidognetti, il gruppo che fa capo a Michele Zagaria sempre
dentro i Casalesi, e i Belforte. L’operazione, denominata
’Faraonè, ha posto i sigilli a beni immobili e finanziari per
un valore complessivo di 120milioni di euro, di cui 2 milioni
in contanti o titoli al portatore.
In particolare, per i Belforte è stato colpito
l’imprenditore immobiliare Salvatore Tartaglione, incensurato,
ma dagli inquirenti considerato il principale referente degli
interessi economici, dato che per conto del clan effettua
investimenti anche attraverso la partecipazione d’aste
giudiziarie per acquisire immobili a prezzi di mercato
inferiori.
Una villa faraonica Sua è la villa di oltre 4mila metri quadrati in
località Vaccheria a Caserta, una villa dotata anche di
piscina, in uno dei punti più panoramici, accanto al borgo
settecentesco di San Leucio. Tartaglione, grazie ai suoi
rapporti con il clan, non ha mai subito rallentamenti nelle
attività edili o azioni estorsive. Le indagini patrimoniali
della Dia hanno mostrato che a lui e ai suoi familiari il clan
Belforte ha fittiziamente intestato beni per impedirne
sequestri e confische. Sigilli sono stati posti, oltre alla sua
villa, acquistata proprio ad un’asta pubblica, anche, ad 80
immobili, tra cui interi fabbricati del "Parco Irene 2" a
Capodrise.
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