Marianna Bartoccelli
da Roma
Non si tratta soltanto di definire la correttezza dellOpa sulla Bnl portata avanti da quel gruppo che è sempre stato lorgoglio finanziario della sinistra e dei Ds in particolare, lUnipol.
Come ha raccontato il Giornale nei giorni scorsi tra le carte sequestrate della Procura milanese emerge un giro di danaro che dalla Banca popolare italiana (ex Banca popolare di Lodi) porta allUnipol, o meglio alluomo chiave dellUnipol. Quel Giovanni Consorte che, secondo i magistrati, mentre diventava il simbolo del nuovo corso della finanza rossa, utilizzava fondi del suo conto aperto proprio nella banca di Gianpiero Fiorani, per investimenti, a quanto pare, molto redditizi. Ma ci sarebbe anche dellaltro.
«Bologna chiama Lodi», titola lEspresso oggi in edicola. E i due giornalisti esperti in inchieste giudiziari, Peter Gomez e Vittorio Malaguti, raccontano di una tenuta a Castel San Pietro Terme, vicino Bologna, in una «zona appartata tra rada boscaglia e radure con tanto di caprioli che scorazzano in libertà», acquistata a fine febbraio del 2005 con denaro accreditato proprio sul conto della banca di Fiorani. Lo stesso conto sarebbe servito anche a comprare un appartamento questa volta nel pieno centro a Bologna, ed esattamente in via Nazario Sauro.
Secondo lEspresso i due immobili sarebbero al centro di un giro tortuoso di movimenti di danaro, realizzati attraverso la società che ne risulta intestataria. Si tratterebbe della stessa società di cui il Giornale ha parlato dei giorni scorsi come fulcro intorno a cui ruotavano gli investimenti del capo di Unipol: la bolognese Teti finanziaria, che si occupa appunto di compravendita immobiliare. La Teti, sempre per l'accusa, sarebbe stata usata da Consorte e Ivano Sacchetti, altro amministratore delegato di Unipol, per incassare nel 2005 parte dell'1,7 milioni di plusvalenze Bpi. Dal 2001 Consorte avrebbe spuntato qualcosa come 10 milioni di euro dalle operazioni finanziarie che a Lodi si facevano in Borsa a suo favore.
Somme che non potevano passare inosservate. E che già gli ispettori della Banca d'Italia avrebbero segnalato nella loro relazione come plusvalenze «meritevoli di approfondimento». E in questi giorni si stanno passando al setaccio alcune fiduciarie che sarebbero state usate proprio dal numero uno di Unipol per incassare le plusvalenze. Tra queste proprio la Teti, giovane società gestita da un prestanome, Italo Moro di 76 anni, nativo di Sassari e residente nel Cagliaritano, mentre la totalità delle azioni è in mano alla Sofir, fiduciaria di via Ugo Bassi a Bologna.
Bpi avrebbe emesso assegni circolari a favore della Teti finiti poi, sempre per gli inquirenti, in mano a Consorte. Vicenda molto simile a quella che ha visto protagonista la I.M. Immobiliare di Reggio Emilia. Con un'unica differenza: in questo caso l'unico proprietario della società è lo stesso Ivano Sacchetti, vicepresidente nonchè amministratore delegato di Unipol.
Da parte sua Consorte ha sempre rivendicato la trasparenza di queste operazioni. Almeno sino a quando non si conoscevano gli importi delle plusvalenze. Solo la settimana scorsa, ad esempio, al Sole 24 Ore il numero uno di Unipol assicurava che «noi con la Lodi, né come azienda né come persone, abbiamo mai fatto alcuna operazione, neanche una».
Il giro dei soldi che ruotano attorno a Fiorani e allUnipol hanno alimentato i sospetti della Banca dItalia, da fine giugno al lavoro nel quartiere generale della banca di Lodi. Mentre la procura di Milano indaga su Consorte e i suoi colpi grossi legati alla Bpi di Fiorani.
Un amicizia che si trasformava in affidamenti continui a partire dalla fine del 2001. Il primo di sei miliardi di lire, un secondo allinizio del 2002 di 3 milioni di euro. I rapporti tra i due procedono a gonfie vele, grazie anche al comune amico Chicco Gnutti, che guida la finanziaria Hopa, al centro di altre operazioni e solido partner di Unipol.
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