Le case di Gaucci e Lady Tulliani

L’ex patron del Perugia fa causa a Elisabetta Tulliani, oggi compagna del presidente della Camera: "Nove anni fa le ho intestato quattro appartamenti comprati con i miei soldi, adesso li rivoglio indietro"

Le case di Gaucci e Lady Tulliani

In tempi di «case» private che si sospettano esser state regalate ai politici e di «case» di produzione politico-familiari che si dimostrano esser state beneficiate di milioni di mamma Rai, spuntano case apparentemente «fregate» al legittimo proprietario. Così almeno sostiene Luciano Gaucci, l’ex patron del Perugia calcio, noto anche per esser stato l’ex fidanzato di Elisabetta Tulliani, attuale compagna di Gianfranco Fini. Proprio dalla figlia della signora Francesca Frau, «suocera» da un milione di euro del presidente della Camera, Lucianone dice di reclamare un poker di immobili che le avrebbe intestato anni fa, comunque prima di fuggire a Santo Domingo. La storia raccontata da Gaucci al sito Dagospia viene però decisamente smentita dalla diretta interessata, che in serata si affida a un comunicato di fuoco dei suoi avvocati Carlo Guglielmo Izzo e Michele Giordano: «Quanto da voi (Dagospia, ndr) attribuito dal signor Gaucci è del tutto falso ed è gravemente lesivo della reputazione dell’avvocato Elisabetta Tulliani. Abbiamo ricevuto incarico di agire in giudizio contro chiunque abbia interesse a sostenere tale menzogna... ».

Dato atto della nota della Tulliani siamo andati a chiedere conto a Gaucci delle confidenze fatte a Dagospia in merito - sono parole sue - alle case e alla causa intentata «alla mia ex fidanzata Elisabetta Tulliani per quattro appartamenti. Un lotto che io ho pagato (ci sono gli assegni) e intestato alla Tulliani che ora fa gola all’Ufficio delle entrate. Il Fisco sta cercando di recuperare beni in seguito al fallimento delle mie società. Il denaro necessario per l’acquisto delle case ha origine da una schedina del Totocalcio con cui ho centrato un 12+1. Ed è facilmente riscontrabile che il conto corrente di Elisabetta, all’epoca, nove anni fa, era privo di tali fondi». Come dire: le case sono mie perché le ho pagate io. Questa ovviamente è la tesi di Gaucci, smentita, lo ribadiamo ancora, dalla Tulliani che a sentire Gaucci sarebbe stata ascoltata dall’Ufficio delle entrate anche «in relazione all’acquisizione di una casa dove convive col presidente della Camera». Quale sia questa casa, Gaucci non lo spiega nemmeno al Giornale che lo raggiunge per chiedere delucidazioni sulla sua uscita su Dagospia stigmatizzata dalla compagna di Fini: «Su Fini non voglio parlare - attacca Gaucci - non mi interessa approfondire in quale appartamento abita oggi con Elisabetta, sono fatti loro». La questione è un’altra, dice. E a sentir lui si ricollega a un presunto patto stipulato con la Tulliani che prevedeva che l’ex fidanzata dovesse restare «titolare» di quelle case a tempo determinato. Gaucci, sul punto, pesa le parole. Svicola diplomaticamente. «Ci sono gli avvocati, c’è una causa in corso, non mi sembra carino parlarne. Comunque quando si fa una cosa, quando si sta come marito e moglie come stavamo noi, io e Eli, in effetti, quella delle case intestate a lei... è una questione chiara... anche se tacita. Possiamo dire che era come se fosse stato stipulato un patto fra gentiluomini? Sì, diciamolo, è stato così. Poi c’è stato quello che c’è stato fra me ed Elisabetta e adesso, praticamente, non è più come prima». Che non sia più come prima, è chiaro a tutti. Ma perché ricorrere agli avvocati? «Perché le cose si sono messe in un modo che... tempo fa... sono stato costretto a rivolgermi ai legali... quando sono tornato [da Santo Domingo, ndr) la situazione era cambiata. Comunque io non voglio entrate nelle cose fra me ed Elisabetta. Insomma, mi son dovuto dare da fare per riprendere gli appartamenti». Sui quali il fisco avrebbe già acceso i riflettori, o no? Gaucci conferma, la Tulliani smentisce. «È così, è proprio così, anche se non sono a conoscenza dei dettagli degli accertamenti perché sono stato parecchio tempo fuori, una cosa e l’altra... e non ho potuto seguire da vicino questa vicenda. Se li stanno facendo è segno che la mia è la verità». Gaucci si mostra infastidito da ulteriori domande, ad esempio sul valore degli immobili contestati. «Che importa sapere quanto valgono, se tre o dieci milioni anche perché dipende sia da chi lo compra e da chi lo vende. L’importante è appurare la verità dei fatti». Come stiano le cose lo sanno solo loro. Fra comunicati al vetriolo dell’una ed esternazioni risentite dell’altro, non si capisce granché. E pensare che proprio «grazie» a Gaucci scattò il colpo di fulmine tra Elisabetta e Gianfranco: «Sono stato io a presentarli - scrive Lucianone nel suo libro - stavo passeggiando con Elisabetta vicino Montecitorio per fare spese, a un certo punto incrociammo con lo sguardo Fini che stava uscendo dall’altra parte della strada (...

) mi conosceva, senza curarsi del traffico attraversò con tutta la scorta, le macchine suonavano all’impazzata, venne incontro e salutò lei (...). Non sentiva i clacson della gente ma solo le campane degli angeli. Come dire, anche l’onorevole se stava a innamorà».

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