Un albero di Natale decorato con ninnoli in rame battuto. Lo ha ricevuto alla vigilia di Natale il sindaco Gianni Alemanno dai nomadi del Casilino 900, che lo hanno consegnato nella sede del Servizio Giardini di Porta Metronia.
Ma il regalo più bello lo ha fatto il primo cittadino ai rom e alla cittadinanza: a gennaio laccampamento più grande e malfamato della capitale scomparirà e gli occupanti saranno trasferiti in altri siti.
Gli zingari lo auspicavano da tempo, tanto che in uno scrigno donato al sindaco avevano inserito una ruota, simbolo dei nomadi e una placca con scritto in italiano e nella loro lingua «cresciamo insieme». «Vedo tanti simboli positivi - ha commentato Alemanno -. Lalbero è un pegno e un impegno reciproco affinché il trasferimento sia concordato nel segno della legalità e dellintegrazione». Gennaio sarà il mese decisivo, anche se la data precisa non è ancora stata stabilita. «Abbiamo già iniziato a lavorare a dicembre e a gennaio ci saranno i trasferimenti, perché il campo dovrà chiudere - ha spiegato -. Le operazioni sono già cominciate da questa settimana, a partire dai documenti e dalla fotosegnalazione. Lo smistamento sarà fatto dentro il Casilino 900 e i nomadi andranno direttamente nei nuovi accampamenti». La priorità è quella di riuscire a conciliare legalità e solidarietà. «Imporremo il rispetto della legge - ha sottolineato il sindaco - ma daremo la possibilità a loro di sostenersi senza compiere atti illegali. Andranno in campi già esistenti, dove la ristrutturazione e lallestimento ha dato nuovi posti e migliori condizioni di vivibilità. Chiudere il Casilino 900 sarà una svolta storica, perché esiste da 40 anni ed era una vergogna per Roma».
Il 2009 è stato lanno del lavoro, della burocrazia, del superamento dei vincoli archeologici e degli appalti. Ma è già alle spalle, dopo il via libera dalla Sovrintendenza. «Nel 2010 entriamo nella fase operativa con i trasferimenti - ha aggiunto Alemanno -. Man mano andremo a chiudere gli altri campi abusivi o tollerati e metteremo le persone nei campi rinnovati e in quelli nuovi che andremo a costruire. In totale 10-12 attrezzati e sorvegliati». Il progetto mira soprattutto a unintegrazione reale e per questo il Campidoglio ha già mobilitato realtà imprenditoriali e formative affinché queste comunità possano fare lavori, magari anche umili, ma che possano permettersi una vita dignitosa.
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