Politica

Casini spara su Prodi: «Da matti non venire in Parlamento»

da Roma

L’opposizione aumenta il pressing sul governo per il caso Telecom e per il ruolo di Romano Prodi e chiede una commissione d’inchiesta parlamentare, ma anche nella maggioranza si allarga il fronte di chi invita a un dibattito politico. Un «confronto», a maggior ragione dopo le dimissioni di Marco Tronchetti Provera, che è lo stesso presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ad appoggiare.
Il leader di Rifondazione lo ha confermato ieri in casa «nemica», durante un faccia a faccia con il presidente di An Gianfranco Fini alla festa di Azione Giovani, il vivaio di Alleanza Nazionale. Se Fini è stato molto duro con Prodi, sostenendo che «nemmeno un bambino può credere che il suo consigliere economico commissioni a una banca di affari un articolato progetto per l’assetto di Telecom-Tim e che il presidente del Consiglio non sappia nulla», Bertinotti non si è tirato indietro di fronte all’ipotesi che il caso Telecom sia trattato con urgenza dall’aula che presiede: «Ritengo che sia importante che il Parlamento sia messo in condizioni di ascoltare e di confrontarsi con la posizione del governo», ha confermato. Chiarendo dunque che non c’è la sua opposizione al fatto che l’esecutivo, e nel caso specifico Prodi, sia chiamato a rispondere sul riassetto Telecom e del piano presentato dal consigliere economico del premier, Angelo Rovati, a Tronchetti Provera.
Quel che «è da chiarire» sono «i rapporti tra governo e Telecom», ha scandito il predecessore di Bertinotti, Pier Ferdinando Casini dal palco di Fiuggi della festa dell’Udc: «È da matti - ha tuonato - non andare in Parlamento» a riferire «perché una chiarezza su questa vicenda deve essere fatta, ma non per l’opposizione, per i cittadini italiani». «Prodi ha detto che non era informato. Ma bisogna stare attenti a non perdere troppe imprese italiane», è l’unico commento di Umberto Bossi.
Ma l’invito insistente a Prodi perché «riferisca» giunge anche da una buona parte della maggioranza. Il vicepresidente del Senato, Gavino Angius (Ds), arriva a dire che «il governo ha il dovere di riferire in Parlamento», perché «lo scenario che si sta delineando in queste ore sulla vicenda Telecom è molto preoccupante. Il dibattito deve essere calendarizzato anche per il ruolo, nella gestione di questa crisi, dell’esecutivo: «È una questione sulla quale occorre chiarezza e trasparenza - valuta Angius - anche dopo le polemiche che sono seguite alle iniziative di Rovati».
Angius non è il solo. Il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Daniele Capezzone (Rosa nel pugno), critica pesantemente «le tentazioni stataliste» del Professore «da nuova Iri che sono tornate a galla sia sul caso Telecom che sulle nomine Rai» e chiede un redde rationem: «Il governo deve presentarsi in Parlamento per fare chiarezza su questo errore politico e per spiegare in maniera esauriente e chiara cosa sia realmente accaduto». Secondo il capogruppo alla Camera dei Verdi, Angelo Bonelli, «le dimissioni di Marco Tronchetti Provera devono essere un’occasione per fare chiarezza su Telecom».
L’opposizione alza il tiro. Il coordinatore di Forza Italia e il suo vice, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, chiedono un’indagine parlamentare su tutta la vicenda: «Le posizioni assunte da Romano Prodi - scrivono -, le vicissitudini di Telecom, dalla privatizzazione, attraverso la scalata realizzata da Colaninno, alle dimissioni di Tronchetti Provera, per la loro gravità e per le loro ombre inquietanti che gravano sull’intera vicenda richiedono l’istituzione al più presto di una commissione parlamentare d’inchiesta».

A Bruxelles, il capogruppo degli europarlamentari azzurri Antonio Tajani ha presentato un’interrogazione urgente alla Commissione europea, portandone all’attenzione le presunte «violazioni da parte del governo in merito agli obblighi di comunicazione delle informazioni in suo possesso atte a non creare turbativa nel mercato».

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