Caso auto blu in Friuli Si autosospende dalla Lega il presidente Ballaman

«Al solo fine di tutelare l’immagine della Lega Nord». Con queste parole il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Edouard Ballaman, accusato dell’uso improprio dell’auto di servizio, ha spiegato ieri la sua scelta di autosospendersi dal partito. E non è escluso che a breve seguano le dimissioni anche dal suo ruolo istituzionale. Lui per ora si trincera dietro a parole di circostanza («sto valutando tutte le iniziative idonee a salvaguardare nel medesimo tempo la mia personale dignità e il prestigio del Consiglio») ma è palese che lo scandalo auto blu rischia di costargli l’intera carriera politica. Del resto le parole con cui il suo steso partito ha accolto la sua sospensione sono esemplari: «La notizia dell’autosospensione di Ballaman dal partito è positiva - ha detto il senatore leghista Mario Pittoni -. Deve essere chiaro a tutti che chi fa attività politica deve essere corretto. Ma nella Lega Nord bisogna essere doppiamente corretti».
Mentre Ballaman decide se dimettersi da presidente del Consiglio regionale, la Guardia di Finanza procede all’acquisizione dei documenti ritenuti importanti nell’ambito dell’indagine della Procura della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia sul cosiddetto caso dei settanta «viaggi sospetti» in auto blu. Lo ha riferito ieri il Procuratore generale, Maurizio Zappatori, che ieri mattina ha tenuto una riunione sulla vicenda con le Fiamme gialle. La Procura ha anche chiesto il dossier al «Messaggero Veneto» il dossier da cui è scaturita l’inchiesta che ha sollevato il caso. Gli atti che le Fiamme Gialle acquisiranno oggi negli uffici della Giunta e del Consiglio regionale sono i fogli di viaggio che testimoniano i movimenti delle auto di servizio.

I documenti saranno a disposizione anche della Procura della Repubblica di Trieste, qualora le Fiamme Gialle vi ravvisassero un’ipotesi di reato. Il procuratore capo, Michele Dalla Costa, aveva anticipato di voler approfondire la vicenda per individuare eventuali ipotesi di reato, che potrebbero essere l’abuso d’ufficio o il peculato.

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