Il «caso Irlanda», e le sue ripercussioni sui titoli di Stato europei, dominerà lodierna riapertura dei mercati e sarà al centro delle discussioni, fra domani e mercoledì a Bruxelles, dei ministri finanziari dellEurogruppo prima e dellEcofin poi. Durante la settimana scorsa, il differenziale fra i bond irlandesi e il bund tedesco ha toccato il record di 646 punti base (che equivalgono al 6 e mezzo per cento circa), trascinando al rialzo anche gli altri spread come quello portoghese (484 punti base) e quello greco a 946 punti base.
Anche i titoli italiani e spagnoli, tuttavia, hanno risentito delle tensioni sui mercati. Nellasta dei Btp di venerdì il differenziale con il bund ha toccato 190 punti base, ma ormai il programma dei collocamenti 2010 è agli sgoccioli. Il contagio della crisi irlandese appare limitato, per lo più ai titoli dei Paesi cosiddetti «periferici».
Il governo di Dublino, comunque, non intende assolutamente richiedere aiuti da parte dellUnione europea. Il Taoiseach (in gaelico il primo ministro) Brian Cowen non vuol sentirne parlare. Il ministro delle Finanze Brian Lenihan ha ricevuto lincarico di resistere a ogni pressione, in particolare a quelle provenienti dalla Germania. Ancora ieri il ministro dellIndustria Bat OKeeffe ha detto chiaramente che fra governo irlandese e autorità europee non si è mai discusso di salvataggio, ed ha negato che nel caso irlandese si possa usare la parola crisi: «Il governo non è sotto pressione - ha assicurato - e non ci sono trattative in corso». In realtà, Bruxelles avrebbe chiesto a Dublino di eliminare la tassa unica del 12,5% grazie alla quale ha attirato negli anni grandissimi investimenti dallestero.
Venerdì scorso, il presidente dellEurogruppo Jean-Claude Junker ha concesso che «non ci sono ragioni immediate» per una richiesta di aiuti finanziari da parte del governo irlandese. Anche il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, si è detto pronto ad assistere lIrlanda, ma ha chiarito che nessuna richiesta in tal senso è arrivata da Dublino. Secondo una stima della Barcays Capital, le necessità irlandesi sarebbero pari a circa 80 miliardi di euro fra il 2011 e il 2013.
Cowen appare determinato a non fare la fine del suo collega greco George Papandreu. Ma il 7 dicembre il suo governo dovrà presentare la legge finanziaria, e sarà una manovra dausterità. Il salvataggio delle banche ha lasciato unenorme cicatrice: il deficit 2010 viaggia al 32% del pil, dieci volte il 3% concesso dai trattati europei, e il premier vuole riportarlo al 12%. Si parla, fra laltro, di una patrimoniale sulla casa (mille euro ogni 250mila di valore). E in marzo ci sono le elezioni: una miscela a dir poco esplosiva.
Eco dunque perché le riunioni europee delle prossime ore assumono un significato speciale. La Germania - secondo creditore dellIrlanda dopo la Gran Bretagna - insisterà perché Dublino accetti gli aiuti della financial facility europea sperimentata con la Grecia.
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