"Il 90% delle questioni è stato risolto". La versione a stelle e strisce della due giorni di summit a Berlino pone una base importante, importantissima, per arrivare alla fine della guerra in Ucraina. "Mai cosi vicini alla pace", conferma Donald Trump. "Colloqui non facili, ma molto produttivi", ha confermato il presidente Volodymyr Zelensky. Di certo a Berlino si è scritta una potenziale pagina di storia. La delegazione di Kiev e quella di Washington, con il supporto di un'Europa insolitamente unita, sembrano aver trovato una quadra che mette di fatto Mosca spalle al muro e avvicina la pace. Anche se visti i precedenti, resta inevitabile la prudenza. Intesa sulla base del congelamento della linea del fronte sulle posizioni, garanzie di sicurezza solide per Kiev, discussione della cessione di territori a cui l'Ucraina dovrebbe rinunciare posticipata a dopo il cessate il fuoco, Kiev nell'Ue e niente richiesta di ingresso nella Nato. Tutti d'accordo, pare, con l'incognita Mosca. Anche se questa volta, pare davvero chiaro a tutti, che se per l'ennesima volta un accordo non si troverà, le responsabilità saranno solo e soltanto della Russia di Putin.
Due giorni di trattative serrate, chiuse con la cena di gala alla presenza dello stesso Zelensky, di tutti i leader europei compresa Giorgia Meloni e degli inviati di Trump ("sembra che le cose vadano bene", ha detto il tycoon) Witkoff con il genero del presidente Kushner. Con tanto di chiamata tra Zelensky e Trump. "Abbiamo fatto molti progressi", ha detto Jared Kushner. "Mi aspetto passi avanti", ha ribadito la premier Meloni. "Passo dopo passo", ha detto il segretario generale della Nato Mark Rutte. Ma la nota vergata dai leader sanno di accordo. Oltre ai punti ormai semi-noti da tempo, si va infatti dall'apprezzamento per il ruolo guida americano, al sancire l'unità del blocco occidentale, passando per la conferma del sostegno a Zelensky fino al passo forse decisivo, l'annuncio di una forza multinazionale come garanzia per Kiev. "Solide garanzie di sicurezza e misure di sostegno alla ripresa economica per l'Ucraina nel contesto di un accordo sulla fine della guerra", si legge nella dichiarazione congiunta. Arriva anche la conferma che le forze armate di Kiev, in tempo di pace, sarebbero limitate a 800mila effettivi con una "forza multinazionale Ucraina a guida europea, composta dai contributi delle nazioni disponibili e sostenuta dagli Stati Uniti", chiamata a verificare il cessate il fuoco e a fornire un allarme tempestivo di qualsiasi futuro attacco", sancendo di fatto una garanzia simile a quella prevista dall'articolo 5 della Nato, che assicura protezione in caso di aggressione a un Paese membro, anche se l'Ucraina non entrerà nell'Alleanza.
Ma non è tutto. I leader "hanno concordato di lavorare insieme con il Presidente Trump e il Presidente Zelensky per giungere a una pace duratura che preservi la sovranità dell'Ucraina e la sicurezza europea" e hanno espresso sostegno a Zelensky per "qualunque decisione assuma in via definitiva su specifiche questioni ucraine", riaffermando "che i confini internazionali non devono essere modificati con la forza" e che alcune questioni "dovranno essere risolte nelle fasi finali dei negoziati" con il leader ucraino che potrebbe "consultare il suo popolo, se necessario". Così, dopo le polemiche, le spaccature, le fughe in avanti degli Stati Uniti e i commenti sprezzanti di Mosca, il Vecchio Continente rivendica un ruolo decisivo nei negoziati di pace e ritrova quell'asse con gli Stati Uniti che sembrava perduto. "Il lavoro dei nostri colleghi e di quelli europei è stato straordinario", conferma una fonte americana.
Le stesse fonti si dicono certe che Mosca accetterà il piano, ma i dubbi restano, soprattutto per quanto riguarda il congelamento della linea del fronte e il possesso dell'intero Donbass, che annullerebbe di fatto le pretese del Cremlino.
"Sarebbe un compito molto ingrato stabilire una tempistica", ammette il portavoce di Putin Dmitry Peskov. Ma mai come questa volta, la Russia sembra essere spalle al muro. O accetta il piano euro-ucraino-americano e apre al compromesso oppure rischia, una volta di più, di rimanere sola contro tutti.