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Eredità Agnelli, la mossa del gip: imputazione coatta per John Elkann

"Il presidente Stellantis deve andare a processo". I suoi legali: "Abnormità"

Eredità Agnelli, la mossa del gip: imputazione coatta per John Elkann
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Doccia fredda per John Elkann, che ormai si sentiva prossimo a uscire senza troppi danni - a parte il super-risarcimento da 183 milioni di euro versato all'Agenzia delle Entrate - dall'indagine torinese per le bugie raccontate al fisco sulla vera residenza di sua nonna, Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli. Arrivata al penultimo step, la trattativa tra i legali del presidente di Stellantis e la Procura di Torino va a sbattere ieri contro il rifiuto del giudice preliminare di sottoscrivere la richiesta di archiviazione firmata dai pm. Per il gip Antonio Borretta, John Elkann va mandato a processo insieme al suo commercialista Gianluca Ferrero per avere contribuito a falsificare le ultime dichiarazioni dei redditi della nonna, morta a Torino il 23 febbraio 2019: obiettivo di Elkann, secondo il giudice, era sia evadere il fisco che risparmiare sull'imposta di successione. Nei confronti di Elkann e Ferrero, il giudice ha disposto una "imputazione coattiva", ordinando alla Procura di chiedere il rinvio a giudizio di entrambi gli indagati.

La brutta sorpresa arriva per il nipote dell'Avvocato nel giorno in cui la vicenda doveva invece chiudersi con l'accoglimento della richiesta di messa alla prova, con dieci mesi di volontariato presso i padri salesiani, presentata d'intesa con la Procura di Torino: un accordo che Elkann ha sempre motivato con l'esigenza di "chiudere una pagina dolorosa" ma continuando a rivendicare la propria innocenza. Tra i corollari dell'accordo con il procuratore di Torino Giovanni Bombardieri e i suoi pm, c'era anche la richiesta di archiviazione per gli ultimi due capi d'accusa ancora in piedi, relativi alle dichiarazioni dei redditi 2018 e 2019 di Donna Marella. Il gip stabilisce invece che le risultanze investigative avrebbero evidenziato artifizi e raggiri finalizzati all'esterovestizione della residenza di Donna Marella, che dichiarava di abitare in Svizzera mentre in realtà passava la maggior parte del tempo a Torino. Il reato da contestare, secondo il giudice, non è una semplice infedeltà dichiarativa ma la ben più grave dichiarazione fraudolenta. Elkann e Ferrero sono accusati di essere i veri "autori mediati" delle dichiarazioni presentate dal notaio svizzero Urs von Grueningen. Nello stesso provvedimento il giudice accoglie invece l'archiviazione chiesta dai pm per i suoi due fratelli, Lapo e Ginevra. È John, come primogenito e come amministratore delegato di Exor (la cassaforte del gruppo) a tenere secondo i pm le redini dell'intera operazione finalizzata a nascondere, insieme alla residenza della nonna, l'immenso patrimonio accumulato da Gianni Agnelli in paradisi fiscali sparsi per il mondo, e sul quale la madre di John, Margherita, punta ora a mettere le mani: perché se si accerta la residenza italiana di Donna Marella, gli accordi con cui sua figlia Margherita uscì di scena sono tutti nulli.

La conseguenza più immediata della decisione di ieri potrebbe comunque essere la rimessa in discussione anche dell'affidamento in prova, che infatti un altro giudice decide di rinviare

all'11 febbraio. Il rischio è che il risarcimento già versato non tenga Elkann al riparo da una pena detentiva. E i suoi legali ieri denunciano infatti la "abnormità" della decisione, annunciando un ricorso in Cassazione.

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