Regalo di Natale dei giudici all'imam di Torino, Mohamed Shahin. Grazie alla Corte d'Appello di Torino è tornato in libertà facendo esultare pro Pal, mezza sinistra a cominciare da quella estrema, l'Anpi e associazioni varie amiche dell'Islam a casa nostra. Non solo: l'espulsione chiesta dal ministro dell'Interno per il "messaggero di un'ideologia fondamentalista ed antisemita" non sarebbe più esecutiva, per ora. In realtà fonti del Viminale fanno sapere che si andrà avanti con il ricorso in Cassazione per ottenere il rimpatrio in Egitto.
Secondo il ministero dell'Interno l'imam "si è reso responsabile di comportamenti che costituiscono una minaccia concreta, attuale e grave per la sicurezza dello Stato", ma i giudici hanno fatto spallucce accogliendo il ricorso dei legali. Fairus Hamed Jama, attivista che ha fondato l'"Associazione Avvocati di Discendenza Straniera" e Gianluca Vitale di Giuristi democratici, dichiaratamente di sinistra e socio della solita Asgi pro migranti.
Nessuno deve avere visto le foto che il Giornale pubblica in esclusiva, che la dicono lunga sulla "moderazione" dell'imam di Torino. Il 12 agosto 2012 Shahin si fa immortalare sorridente, nel capoluogo piemontese, con Robert "Musa" Cerantonio, un convertito all'islam australiano, ma di padre calabrese. Noto in seguito come "il più famoso jihadista d'Australia" stava muovendo i primi passi da propagandista della guerra santa. Cerantonio, però, si fa pure scattare una fotografia mostrando una bandiera nera dell'Islam davanti piazza San Pietro. E spiega il suo credo: "I cristiani non meritano di avere chiese e l'Islam alla fine conquisterà Roma". Il vessillo è stato adottato da al Qaida nella penisola arabica e con una forma un po' diversa dal Califfato. Cerantonio verrà arrestato la prima volta nelle Filippine nel 2014 e nel 2019 si beccherà una condanna in Australia a sette anni di carcere per un complotto islamista.
Il consigliere Ludovico Morello, della Corte d'Appello di Torino, ha sentenziato ieri che l'imam, recluso nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Caltanissetta dal 24 novembre, può tornare in libertà. Si suppone senza avere idea della conoscenza con Cerantonio, il magistrato assolve Shahin per altri "contatti con soggetti indagati e condannati per apologia di terrorismo (vedi articolo nella pagina accanto nda)" spiegando che "sono isolati e decisamente datati (si fa unicamente riferimento a una identificazione del 2012 e a una conversazione del 2018, quest'ultima peraltro intercorsa tra soggetti terzi) e sono stati ampiamente spiegati e giustificati dal trattenuto". Sulle marachelle più recenti, come la giustificazione dell'attacco stragista di Hamas del 7 ottobre, "il procedimento relativo alle frasi proferite alla manifestazione del 9.10.2025 di centrale rilievo nella presente vicenda è stato immediatamente archiviato (in data 16.10.2025) da parte della stessa Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino". Le dichiarazioni pro Hamas dell'imam vengono candidamente considerate "espressione di pensiero che non integra gli estremi di reato" e che, quindi, sono da ritenersi pienamente lecite". Non solo: Shahin è un bravo religioso islamico che "ha espressamente e fermamente affermato di essere contrario a ogni forma di violenza". Demolita anche l'ultima motivazione per l'espulsione relativa ad un blocco stradale dello scorso maggio durante una delle manifestazioni pro Pal, che non sono quasi mai pacifiche fino in fondo. Morello sostiene che "dall'esame degli atti emerge una condotta del trattenuto non connotata da alcuna violenza e/o altro fattore peculiare indicativo di una sua concreta e attuale pericolosità". La spiegazione è disarmante: "il medesimo era meramente presente sulla tangenziale assieme ad altre numerose persone". Alla fine si sottolinea che Shahin "presente in Italia da oltre 20 anni, nonché perfettamente integrato e inserito nel tessuto sociale del Paese - è soggetto completamente incensurato". Ovviamente non ha importanza se sulla sua pagina Facebook ha pubblicato foto dei leader di Hamas sorridenti, che fanno con le dita il segno di vittoria, come Ismail Haniyeh, ucciso a Teheran lo scorso anno, e Khaled Mashal. E ancora prima dello sceicco Ahmad Yassin, eliminato dagli israeliani, che predicava la distruzione di Israele e l'impiego dei kamikaze.
L'integrato e incensurato imam è un dichiarato oppositore del presidente egiziano Al Sisi e seguace dei Fratelli musulmani di Mohammed Morsi, fuori legge in Egitto. Per di più posta foto di kalashnikov e colori della Palestina, ma non è pericoloso.