Luca Telese
da Roma
A distanza di quarantottore dal 25 aprile delle bandiere bruciate e dei fischi vergognosi a Letizia Moratti e a Paolo Brichetto Arnaboldi (ex deportato, una medaglia dargento e una di bronzo) il livello della polemica, a cavallo tra il passato e il presente, tra storia e politica, tra i poli e società civile (?) non cala. Anzi. Sui leader del centrosinistra si abbattono le parole dellOsservatore Romano, che nelleditoriale sulla Liberazione prende una posizione netta condannando sia i ritardi nella solidarietà alla Moratti e al padre, sia le offese alla bandiera israeliana: «Loltraggio recato a Paolo Brichetto Arnaboldi, un uomo di 85 anni costretto su una sedia a rotelle, da parte dei contestatori del ministro Moratti - afferma il quotidiano della Santa Sede - è tanto più riprovevole e disgustoso in quanto quellanziano invalido incarna in se stesso, con il suo passato di partigiano pluridecorato e deportato, i grandi ideali del 25 aprile. E non meno grave e disgustoso è stato loltraggio alla bandiera di Israele da parte di autonomi di estrema sinistra». Poi, con uno scarto di giudizio di durezza quasi soprendente per lorgano della Santa Sede: «È amaro aver dovuto constatare che le condanne e le prese di distanza per i due gravi fatti siano avvenute solo dopo, mentre sul momento non pare ci sia stata una reazione adeguata».
La reazione non adeguata sarebbe quella del centrosinistra al punto che sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia ha puntato il dito sui suoi leader: «Più inadeguata delle altre, per levidente importanza della sua figura, la reazione di Romano Prodi, il quale, pur avendo loccasione di parlare a conclusione del corteo, dal palco ha fatto appena un cenno». Anche perché, osserva Della Loggia, sono proprio i dirigenti dellUnione «i primi a rammaricarsi regolarmente del fatto che i politici del centrodestra non partecipano ai festeggiamenti». Così non desta sorpresa il commento di Luciano Violante («La contestazione è stata una scortesia civile e un errore politico») quasi surclassato dal grande vecchio del comunismo italiano, Pietro Ingrao: «Laggressione è stata volgare, stupida e inaccettabile». Mentre cè anche qualche incorreggibile come il parroco «no global» Don Vitaliano Della Sala che scrive: «Finalmente una cosa di sinistra, mi associo ai fischi». Nettissimo invece un intellettuale come Gad Lerner: «Chi fischia si mostra, prima che antisemita, ignorante, perché evidentemente non conosce la storia, e il senso della gratitudine nei confronti di persone, come il papà di Letizia Moratti, che hanno vissuto quellesperienza atroce». Durissimo anche Europa, quotidiano della Margherita: «Un pezzo di Unione ha scambiato la Liberazione dai nazifascisti con la (mancata) liberazione dal Cavaliere. Manipoli di deficienti se la sono presa anche con Pezzotta e con lo striscione della Brigata ebraica. Tutte le volte che uno assiste a gesti odiosi, deve capire che siamo tutti responsabili, deve denunciarlo, punto e basta». E lUnità? «Non pare - si legge in un fondo di Oreste Pivetta - che Letizia Moratti si sia infilata in corteo per far mostra di croci uncinate e di saluti romani: accompagnava semplicemente il padre, ex deportato e invalido, ha percorso alcune centinaia di metri e poi se nè andata, non per paura dei fischi ma perché quelle poche centinaia di metri rappresentavano il programma della sua giornata resistenziale». Così anche Fausto Bertinotti nel pomeriggo dice: «Bruciare le bandiere contraddice la festa della Liberazione». E aggiunge: «Vorrei esprimere alla Moratti tutta la mia solidarietà politica e umana». E Piero Fassino: «Non si può che esprimere la più netta condanna delle forme di intolleranza a cui ristretti gruppi estremisti si sono abbandonati». A Sandro Bondi, numero due di Forza Italia, queste parole non bastano: «Una coalizione che non ha vinto regolarmente le elezioni, che non ha la maggioranza in Parlamento e nel Paese e che mostra il suo volto più minaccioso e illiberale».
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