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Caso Ruby, Berlusconi indagato I legali: «Inchiesta illegittima»

Milano Concussione: da quattro a dodici anni di carcere. Atti sessuali a pagamento con un minorenne: da sei mesi a tre anni. Sono queste le nuove accuse che la Procura di Milano contesta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nell’invito a comparire che gli viene consegnato ieri mattina a Roma. È la clamorosa conclusione dell’affaire nato dalle dichiarazioni di Karima el Mahroug, la giovane di origine marocchina che, fermata dalla polizia nel maggio scorso e rilasciata dopo un intervento del premier, ha dato il via al caso. Nell’invito notificato al premier, Karima-Ruby compare come vittima degli atti sessuali. Vittime del reato di concussione sarebbero invece i funzionari della questura di Milano che quella notte, ricevettero le pressioni telefoniche a favore della ragazza: prima dal caposcorta del Cavaliere, poi direttamente dal presidente del Consiglio.
Per tre mesi l’inchiesta è andata avanti in silenzio. A volte è sembrata arenarsi, soprattutto quando il procuratore Bruti Liberati annunciò che nei comportanti della questura milanese non erano emerse anomalie. Invece, nel frattempo, gli inquirenti continuavano a scavare. Al timone il pm Antonio Sangermano e due procuratori aggiunti: Pietro Forno, specialista in reati sessuali, e Ilda Boccassini, veterana delle inchieste sul Cavaliere. Obiettivo: fare luce non solo sui rapporti tra Ruby e il premier, ma sull’intero giro di ragazze che emergeva man mano intorno a Nicole Minetti (la consigliera regionale del Pdl che aveva preso in custodia Ruby), e che lambiva il giornalista Emilio Fede e l’agente di spettacolo Lele Mora. Un giro vasto, solo in parte connesso alle feste nella villa di Arcore. E oggi i tre - Minetti, Fede, Mora - si vedono accusati di induzione alla prostituzione.
Per lunghe settimane, le residenze del premier sono state tenute sotto controllo. Molti dei loro frequentatori sono stati identificati e intercettati. Le risultanze di queste intercettazioni occupano cinquecento pagine dell’atto di accusa consegnato a Berlusconi. Gli incontri tra Ruby e Berlusconi, secondo l’accusa, sarebbero stati sei, tra il febbraio e il maggio 2010, e non tre come afferma la ragazza. E ci sono le intercettazioni grazie alle quali gli inquirenti hanno superato lo scoglio maggiore, quello costituito dalle stesse dichiarazioni di Ruby: che ha sempre negato di avere avuto rapporti sessuali con il premier, e ha sempre detto che Berlusconi comunque la credeva maggiorenne. Se il protagonista non sapeva della minore età - dice la sentenza della Cassazione 46983 del 2009 - non c’è reato. Ma invece, dice la Procura, il premier era consapevole di avere davanti a sé una ragazza che non aveva ancora diciott’anni: lo dimostrerebbe più di una delle conversazioni intercettate tra gli ospiti di villa San Martino. E sarebbero le stesse intercettazioni a convincere la Procura che - checché ne dica Ruby - gli «atti sessuali» avvennero.
Si apre ora una partita giudiziaria aspra e complicata. La Procura punta a portare a giudizio Berlusconi in tempi stretti: interrogatorio fissato in un giorno a scelta del prossimo week-end, poi processo con rito immediato, con piena divulgazione degli elementi d’accusa. Ma Berlusconi non ha alcuna intenzione di presentarsi. E i suoi legali, Niccolò Ghedini e Pietro Longo, annunciano battaglia, sostenendo che negli elementi d’accusa - riassunti nell’invito a comparire - non c’è nulla di nuovo, e ribadendo l’estraneità di Berlusconi a qualunque contatto ravvicinato con Ruby. Ma i due legali aprono anche un fronte procedurale: per Ghedini e Longo la Procura milanese non è competente per questo caso. Uno dei reati, la concussione, sarebbe stato eventualmente commesso da Berlusconi nella sua veste di capo del governo, e quindi il fascicolo dovrebbe essere trasmesso al tribunale dei ministri. Il reato di atti sessuali, invece, essendo stato commesso nella residenza di Arcore sarebbe comunque di competenza della Procura di Monza.
C’è poi un altro terreno, che è quello che riguarda le modalità della marcia di avvicinamento dell’inchiesta a Berlusconi.

Un passaggio del comunicato di ieri della Procura sembra dire che sono state intercettate anche conversazioni di parlamentari, che non sono utilizzabili senza l’okay della Camera. C’è anche, inevitabile chiedersi, qualche telefonata del Cavaliere?

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