Caso Unipol, i Ds gridano alla persecuzione

Caso Unipol, i Ds gridano alla persecuzione

da Roma

Ogni parlamentare ha la sua strategia difensiva, nei confronti del gip Clementina Forleo. Denuncia il fumus persecutionis il ds Nicola La Torre. Invita il Senato a respingere la richiesta di utilizzare le intercettazioni telefoniche l’azzurro Luigi Grillo. E l’altro di Fi, Romano Comincioli, spiega che Stefano Ricucci gli chiese, inutilmente, di organizzare un incontro con Silvio Berlusconi.
I tre senatori depositano le loro memorie alla Giunta per le autorizzazioni di palazzo Madama, che si riunisce nella sua prima seduta sulla vicenda delle scalate bancarie. Una decisione non è prevista in tempi brevi perché, spiega al Giornale il presidente Domenico Nania, «queste richieste saranno esaminate come tutte le altre, secondo le normali procedure, e tanto meglio se, nel frattempo, arriverà la pronuncia della Consulta sulla legge Boato, attesa per il 24 ottobre».
Alla Camera, invece, le cose sono già entrate nel vivo: oggi ci sarà una seduta e domani si dovrebbe arrivare al voto. È qui che la partita coinvolge i nomi più grossi, i leader Ds Massimo D’Alema e Piero Fassino. Come l’azzurro Salvatore Cicu sono stati intercettati in conversazione con il numero uno di Unipol e altri indagati, ma mentre il deputato di Fi è già stato ascoltato dalla Giunta e ha sollecitato un sì alla richiesta di Milano per chiarire la sua posizione, gli altri due hanno duramente attaccato il gip pur rimettendosi alle decisioni dell’organismo.
Soprattutto D’Alema, che si augura una risposta negativa di Montecitorio, considerata «l’abnormità dell’atto» inviato dalla Forleo. Il gip, secondo il presidente Ds, si arroga prerogative del pm accusando chi non è finora indagato di presunta «complicità» nelle illecite manovre bancarie. Qualche giorno fa il candidato leader del Pd Walter Veltroni proclamava che ambedue i leader della Quercia hanno mostrato disponibilità verso la richiesta del gip, ma ora è sempre più chiaro che le cose non stanno affatto così. D’Alema dice chiaramente il suo no, Fassino si espone meno ma è sulla stessa linea. In una lettera al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri dichiara di essere pronto a chiarire «in qualsiasi momento» ogni circostanza con i magistrati di Milano, spiegando che dietro i suoi incontri con l’europarlamentare Vito Bonsignore non c’è «alcuna oscura trama, né alcun reato». Però, nessuna apertura sulla Forleo.
Il leader Idv Antonio Di Pietro insiste che, nell’interesse degli stessi parlamentari, si deve concedere l’autorizzazione. Ma giusto Cicu condivide. Oggi il gruppo dell’Ulivo alla Camera si riunirà per decidere la linea e superare le divisioni. Per uscire dall’imbarazzo, potrebbe premere per un sì «condizionato» agli atti necessari per il processo Consorte, ma inserendo precisazioni e aspri rilievi all’indirizzo della Forleo.
Al Senato si procede con più calma, ma Latorre è tutto all’attacco. Il giudice, sostiene, prende posizione «non solo in merito alla possibile pertinenza delle intercettazioni rispetto all’oggetto del procedimento ma anche in ordine alla “colpevolezza” dei parlamentari intercettati. Valutazione non solo non richiesta, ma del tutto esorbitante dai poteri conferiti per legge al gip». La Forleo, insomma, avrebbe «una posizione colpevolista» e la Giunta deve valutare il suo intento persecutorio, dimostrato dal fatto che «in precedenza le intercettazioni erano state considerate irrilevanti e pertanto destinate alla distruzione».
Fi si è subito schierata per il no alle richieste della Forleo. Per Grillo l’impianto accusatorio contro di lui non regge e la giunta deve respingere la richiesta del gip, considerando «la violazione delle garanzie costituzionali connesse allo svolgimento dell’attività parlamentare e della legge che le modalità del procedere scelte dalla Procura e avallate dalla dottoressa Forleo necessariamente comportano».

L’altro azzurro, Comincioli, entra più nel merito della sua vicenda, raccontando che Ricucci gli chiedeva di incontrare Berlusconi ma lui, pur potendo organizzare il colloquio, non lo ha mai «ritenuto opportuno» e dunque non ha fatto nulla perché avvenisse.

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